Il trasferimento verso il nord sembrava esser stato indolore. Le valigie, neanche troppo numerose, le avevo riempite con solerzia e precisione di tutto ciò che sembrava impossibile abbandonare. Oltre ai vestiti, infatti, avevano trovato posto vecchie cianfrusaglie, oggetti carichi di ricordi e tutta una serie di strumenti che si pensa sempre possano tornare utili mentre, alla fine, ci si dimentica sistematicamente di loro al momento giusto. Tutto era un po’ “parte di me” e non è difficile, tutt’ora, sentire uno strano legame con ognuna di quelle cose.
Come sempre nella vita però, qualcosa sfugge al controllo. Qualcosa – come un ladro d’auto accovacciato per bene dietro il sedile posteriore – partì con me senza che me ne rendessi conto. Fece tutto il viaggio da clandestino. Io, potrei persino testimoniarlo di fronte ad un giudice: quel giorno non ero assolutamente consapevole della sua presenza.
L’arrivo in una nuova casa si sogna sempre possa avvenire con molta calma permettendoti di svuotare le valigie con la giusta attenzione, evitando di lasciarle di lato – piene di roba – per giorni. Anche questa, però, è una condizione idilliaca che non sempre si verifica. Il mio arrivo, come quello di tanti, fu un travaso frettoloso da una città all’altra, con gli impegni e il lavoro che imploravano con insistenza spazio nelle mie giornate. Qualche scatolo rimane tutt’ora trascurato e gli oggetti al loro interno stanno vivendo una fase molto triste: il “ricordo accantonato” è la proprietà più malinconica che un oggetto possa elencare.
E’ interessante notare, invece, come quel clandestino sia riuscito a trovare spazio nella mia vita in maniera talmente forte e marcata che persino gli altri, soprattutto quelli che mi conoscono meno, l’abbiano notato. Non è tanto questo a sorprendermi però. Ho costruito i miei pensieri con lui perché non potevo farne a meno. Come un umile cadetto, ho usato spesso – nei miei scritti – quel piccolo bastardo. Sì, “piccolo bastardo”, oggi è probabilmente la denominazione migliore che possa assegnargli. Ho sempre accettato la sua presenza: “fa parte delle regole” mi fu detto anni e anni orsono. “Fa parte delle regole” mi veniva istintivo pensare ogni volta che buttavo giù due righe. Gli ho voluto bene negli anni, sai, quell’affezione che si crea col tempo, un legame che non ti spieghi neanche come sia nato ma di cui non puoi fare a meno. Ed è forse questa la cosa più struggente del mio racconto.
Ho cambiato casa, ho salutato gli amici, ho detto “arrivederci” ad un bel po’ di persone ma ho sempre creduto che tutto e tutti dovessero ricambiare il mio affetto sincero e trasparente. Persino nei miei scritti doveva essere così.
Da alcuni mesi, invece, frequentemente, qualsiasi sconosciuto incontri mi avverte senza mezzi termini: “Tu non sei del nord” e senza pause, molto laconicamente continua “l’accento ti tradisce”.
Emanuele
E’ l’accento il clandestino? :worry:
Davvero non ti sei reso conto che ti avrebbe seguito ovunque?
E dove starebbe il problema? Manda a quel paese chi LACONICAMENTE te lo sottolinea.
Io adoro gli accenti. E pure i dialetti, e spero che l’italiano non ce li rubi del tutto.
robi
Si è lui il clandestino… ma non me ne vergogno, però mi piaceva scherzare sul fatto che “mi tradisce“. L’accento oltre ad essere la cadenza nel parlare è anche un segno grammaticale ed io, ho immaginato quel segnetto piccolino che ho usato sempre, intento nel tradire la mia “fiducia”. Roba da scrittori… o probabilmente, roba da idioti. 😛
Ciao,
Emanuele
Ah, ora ho capito meglio…oggi sono un po’ lenta…sai com’è finisci con i bimbi e tutta la stanchezza ti frana addosso. 🙁
Bella metafora!
ciao
L’accento fa parte di noi come ogni singola parte del nostro corpo e della nostra vita.
Non ci dovrebbe differenziare ma, anzi, dovrebbe essere qualcosa che deve farci pensare…pensare a quanti siamo, a come siam diversi (largo alle sfaccettature su questa definizione) ma soprattutto che siam diversi ma in un’unica nazione (unita? :D)
Robi, tranquilla, il post è un po’ criptico… come vedi neanche A35G ha colto dove ponevo l’accento (è proprio il caso di dirlo! :-P).
A35G, siamo d’accordissimo… tutto questo mio racconto però è nato perché pensavo a quando mi sento dire “l’accento ti tradisce” e invece di concentrarmi sulle differenze della lingua mi dico “argh, che bastardo, quel segno piccolissimo mi tradisce!”. 😛
Ciao,
Emanuele
Avevo colto nel segno il post…ma il mio voleva giusto essere una sottolineatura per chi si crea problemi sul proprio accento…fuori dalla sua città/regione. 😉
Comunque devo ammettere che a me un po’ infastidisce il mio accento. Non tanto perché poi gli altri mi giudicano (perché non credo d’esser mai stato discriminato apertamente per questo), più che altro perché la cadenza non mi piace tantissimo. Quando sento dei con-terroni intervistati al TG ho i brividi nel pensare che anch’io potrei parlare così! :timid:
Ciao,
Emanuele
PS: questo non significa che gli accenti del nord siano tanto meglio eh…!
Quando qui a Milano sento l’accento del sud mi si apre il cuore perchè io il sud ce l’ho dentro nonostante sia del nord. penso poi sempre hai sacrifici che si devono fare e alla solitudine che certe volte si prova.
Colgo l’occasione (ti seguo da tantissimo ma non ho mai scritto) per ringraziarti per il tuo blog che per me è sempre fonte di gioia di vivere! grazie Alessia
Ciao Alessia, grazie mille per le belle parole e son felice che finalmente sei uscita allo scoperto! 🙂
Comunque c’è accento e accento… e quello palermitano secondo me non è il massimo! 😛
Apprezzo tanto il fiorentino non troppo marcato oppure la musicalità del napoletano (però alla lunga il napoletano mi infastidisce pure… :-P).
Ciao,
Emanuele
Allora d’ora in poi commenterò più spesso..
l’accento identifica la tua origine
io ho vissuto in molte città ed il mio accento è così ibrido che difficilmente le persone riescono ad indovinare da dove vengo.
Ti auguro un week end bellissimo pieno di avventure come in genere sono i tuoi e per favore un bel resoconto lunedì per iniziare bene la settimana.
Ciao!
Alessia
Io non credo che il mio cambierà così velocemente in realtà… anche se ogni tanto mi accorgo, soprattutto al lavoro, di cambiare un po’ la cadenza nelle mie frasi (e questa cosa suona stranissima dentro! :-D). Ma dove vivi adesso tu? 🙂
Per il weekend vediamo che accade… intanto grazie per l’augurio e ovviamente buon weekend anche a te!
Ciao,
Emanuele
Nella Faticosissima Milano!
vedrai che pian piano imparerai tante espressioni nuove è solo questione di tempo
Alessia
Come ti capisco Alessia… considera che questa settimana per me è stata bella, intensa, interessante ma… massacrante! Due giorni in viaggio, poi un giorno in ufficio e fino alle 21 poi lezione privata, i due giorni successivi a lavoro alle 7 e 20 (con sveglia alle 6 e 30) e stasera nuovamente ho dato lezione fino alle 9.
Ora sto collassando sul divano, stasera non si fa nulla tassativamente! 😐
Ciao,
Emanuele
quel segno piccolissimo mi tradisce!
Cosa sarebbe?
L’accento! Quello sopra la à, la è, la ì, la ò, la ù… e anche quelli gravi tipo é! 😛
Qui al nord sono sinceri con me e non me lo nascondono…! 😐
Ciao,
Emanuele