Sono nato l’otto Marzo.

Questa cosa, fin da quando ho memoria, ha comportato da parte degli amici battute che non spiccavano mai di originalità.

Il tempo mi ha abituato alle due fasi di molti degli auguri che ricevo. Oggi però sono quaranta tondi e l’ironia mi sembra simpatico folclore, quel che pesa più nella mente è la consapevolezza di essere inequivocabilmente nel pieno della vita.

Questi anni stanno scorrendo con una rapidità disarmante e cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno significa che sto vivendo una vita ricca di emozioni. In effetti, probabilmente è così.

Oggi raggiungo il primo giro di boa e il mio obiettivo, come per tutti, è quello di compiere un secondo giro… se mi sarà concesso.

Emanuele

Gli spazi piccoli.

Se vuoi comprendere la differenza tra un network e una comunità, chiedi ai tuoi amici su Facebook di aiutarti ad imbiancare casa.

Credo sempre più fermamente che una rivoluzione nel mondo digitale – se mai avverà – potrà realizzarsi solo quando abbandoneremo i social network in favore di comunità online, probabilmente più piccole, ma certamente più umane.

Penso che, in qualche modo, i gruppi tra amici (quelli che abbiamo su Signal, Telegram o Whatsapp o qualche altro micro-ambiente digitale chiuso) siano il luogo oggi più vicino a quel concetto lì. Spazi in cui puoi parlare senza paura di essere frainteso, luoghi dove le opinioni – con più facilità – tendono ad incontrarsi piuttosto che polarizzarsi.

Forse è anche per questo che riesco sempre meno a partecipare alla vita “pubblica” del web, quella stra-piena di centinaia di sconosciuti pronti a mettere un cuore, una stella o un pollice giù. L’effetto di quelle caramelle sulla nostra mente è impressionante (e tale dipendenza è stata la fortuna delle multinazionali dell’informazione) ma ancor di più lo è la distanza e la rapidità con la quale si stabilisce un giudizio.

«Accetta l’opinione di tutti, ma fà un uso parsimonioso del tuo giudizio» scriveva Shakespeare nell’Amleto. La nostra società oggi invece è invasa da piattaforme piene di icone utili per classificare ogni informazione. Come se ogni testo, ogni messaggio, avesse bisogno di un punteggio.

Apprezzo i ritmi lenti di quei luoghi dove queste dinamiche sono meno presenti, dove un eventuale confronto deve basarsi su argomentazioni e dove l’interlocutore non ha alcuna necessità di business (penso alle starlette del web nostrano) nello sbeffeggiare la capra di turno.

Cerco quotidianamente di propormi online con questo piglio ma volli, e volli sempre, e fortissimamente volli un mondo digitale più piccolo, un mondo più a misura di ciò che siamo e che non siamo: uomini e donne e non applausometri.

Emanuele

Le cose necessarie stanno in una mano.

Stamattina sono volato in Friuli per lavoro ma complice il compleanno della moglie sono reduce da tre bellissimi giorni in Val d’Aosta. Nella strada verso casa, ieri sera, mi rendevo conto che si è trattata della prima uscita ufficiale in cinque.

E’ sorprendente quanto e come sia cambiata la mia vita negli ultimi anni. La macchina non permette più nessun passaggio: quando si viaggia siamo noi, inevitabilmente noi.

Interno ristorante Aosta

E’ bello vedere le bimbe crescere e Alice è stata un’ottima esploratrice nonostante il suo mese e mezzo e le temperature abbondantemente sotto lo zero.

Sento la vita in una fase di pienezza incredibile e spesso provo a domandarmi come sarà diversa tra dieci o quindici anni. Tutto sommato non sento più l’ansia da prestazione tipica di quando devi interagire con un figlio la prima volta, così ho la sensazione che anche Alice sarà presto grande. Giorgia ed Elena chiaramente contribuiscono in maniera importante nel rendere rapido lo scorrere del tempo.

La moglie saggia mi ricorda spesso di vivere nel presente e godere di questa fase piuttosto che proiettare le mie attenzioni sul futuro, ma la voglia di scoprire come sarà è molto grande.

Sono felice. Mi ripeto sempre d’esser fortunato e che esserlo è solo questione d’atteggiamento e questo stupidissimo mantra mi aiuta a ridimensionare tutti i casini quotidiani che la vita riserva un po’ a tutti.

Emanuele

Pappagalli artificiali.

Leggo un po’ ovunque articoli entusiastici circa l’arrivo della preview di ChatGPT. Personalmente sono molto scettico relativamente alle qualità delle intelligenze artificiali moderne dato che al momento più che scimmie, son pappagalli.

In tal senso, per i curiosi e per comprendere meglio le mie perplessità, suggerisco di dedicare quindici minuti all’ascolto di questa puntata di DataKnightmare, un podcast di Walter Vannini.

Mi permetto infine una breve digressione: considerata la fine che fanno quotidianamente i database dei servizi web penso sia preoccupante l’attuale modalità d’accesso richiesta (poter provare il servizio richiede sia la mail che il numero di telefono).

I faciloni del web diranno la solita stupidata che recita (sempre) così: «ma tanto siamo già controllati in milioni di altri modi», come se abbia senso continuare a farsi schiaffeggiare quando si finisce in mezzo ad una rissa.

In ogni caso, buon ascolto.

Emanuele

«E un giorno di Dicembre arriverà l’estate»

Per tutta l’infanzia ti raccontano quanto sia importante mantenere i piedi per terra. Ti ricordano che il presente e il futuro si costruiscono giorno dopo giorno e da qualche anno, quel fastidioso compito, spetta un po’ anche a me.

Questo Dicembre però è diverso e di tutti i doni che la vita possa regalarti e di cui tener conto, la Meraviglia è forse uno dei più belli.

Oggi alle 9 e 49 ho sentito una nuova piccola vocina attraversarmi le orecchie e raggiungere l’anima.

Benvenuta Alice. Le tue sorelle e tua mamma ti aspettavano da mesi. Io, insieme a loro, sono ricco della tua grazia e tocco il cielo mentre sfioro le tue dita.

Emanuele

Twitter, addio.

Su Twitter, i primi anni si parlava in terza persona.

«Emanuele va a fare una passeggiata». Il nome in realtà si ometteva, l’utente di riferimento completava il messaggio.

Twitter nasceva come strumento iper-veloce per comunicare degli stati. Era divertente, si raccontavano dettagli che su nessun’altra piattaforma avrebbero avuto il giusto spazio: blog, newsletter o bacheche avrebbero avuto un sovraccarico di funzionalità rispetto al valore del contenuto.

Twitter fu un’idea geniale e sebbene i primi anni non fosse raro vedere la pagina di errore (c’erano degli uccellini che sollevavano una balena) tutto sommato funzionava ed era divertente.

Nel tempo il network si è trasformato diventando per l’occidente il centro delle notizie last-minute: quando accadeva qualcosa, su Twitter c’era già un riferimento.

Purtroppo nel tempo qualcosa si è rotto. Le politiche intraprese dall’azienda relativamente ai metodi di monetizzazione, l’incapacità di fronteggiare lo spam o trovare soluzioni a problemi complessi come lo sfruttamento da parte della politica delle sue capacità di penetrazione nel mercato, lo hanno reso un luogo sempre meno piacevole.

La facilità con cui i messaggi potevano viaggiare nella rete hanno fatto sì che pian piano questo social si trasformasse in un ambiente tossico e polarizzato.

Negli ultimi anni avvertivo in maniera forte quei suoi limiti. A meno di non discutere con amici, era impossibile dialogare o confrontarsi piacevolmente con un qualsiasi estraneo. Era un attimo ritrovarsi all’interno di una guerriglia digitale così la mia scelta fu quella di pubblicare contenuti senza più partecipare attivamente alle discussioni.

Nel frattempo però nascevano e scoprivo nuove piattaforme e lo stesso Twitter non faceva più nulla per venirmi incontro: gli algoritmi favoriscono la visualizzazione di contenuti da parte di utenti molto attivi nella rete. Più sei partecipe, più facilmente i tuoi contenuti possono diventare virali. E’ una spirale che ignora totalmente chi può avere delle ragioni alla base della sua presenza limitata e pertanto i miei tweet totalizzavano un numero di visualizzazioni che rendevano lo sforzo un semplice sport fine a se stesso.

L’ultimo tassello di questo declino è rappresentato dall’acquisto del network da parte di Elon Musk. La rete è piena di aggiornamenti relativi a questo capitolo ma la schizofrenia con la quale sta agendo mi hanno spinto a fare un ulteriore passo indietro.

Ho disinstallato l’applicazione dal mio cellulare. L’ultimo baluardo di social mainstream al quale partecipavo è andato via. Non ho ancora chiuso l’account o eliminato la cronologia perché mi sto dando del tempo per capire se la storia di quanto pubblicato abbia valore o meno. Infine credo che dare un riferimento a chi prova a cercarmi sia utile e lo sfruttamento dei metadati del mio account sia già stato eseguito, la cancellazione è un puro esercizio simbolico.

Nel frattempo Mastodon si sta mostrando un luogo piacevole. Non so come si trasformerà nei prossimi anni, chiaramente non è la tecnologia ma sono le persone a fare un social network. Intanto però ritrovarsi a discutere in un luogo non gestito da una azienda impegnata nel rendere felici gli investitori e mungere il più possibile dagli utenti e basato su protocolli aperti fa rivivere la sensazione che Internet può ancora mostrarsi libero ed autentico come lo era oltre vent’anni fa.

Emanuele

Nuovi mostri.

L’altro ieri sono andato a vedere al teatro «Il Crogiuolo», un dramma scritto da Arthur Miller nel 1953 che sfrutta la caccia alle streghe del XVII secolo per raccontare e denunciare il maccartismo americano degli anni cinquanta.

L’opera evidenzia come la piccola società di Salem – il paese in cui la storia è ambientata – venga condotto alla pazzia attraverso la superstizione, la paranoia e la cattiveria delle persone. Ad un certo punto, un gran numero di donne e uomini furono indagati semplicemente perché l’isteria collettiva permetteva di intravedere ombre e stranezze nella vita di ognuna di esse.

Immagine maccartismo americano: Is this tomorrow con uomini e bandiera americana al fuoco

Il maccartismo americano, negli anni cinquanta, ebbe dinamiche molto simili. Le streghe medioevali furono sostituite con stereotipi e visioni distorte nei confronti di tante persone forestiere. Per comprendere la grandezza del fenomeno basti pensare che persino Charlie Chaplin fu indagato per antiamericanismo e perse il visto per rientare in America durante una sua visita in Europa.

Uscendo dal teatro mi son domandato se il 2022 non stia riaccendendo dinamiche ed emozioni simili nelle nostre vite.

In questo momento politica e informazione non fanno altro che parlarci del russo brutto e cattivo e non può che tornarmi in mente una vignetta americana degli anni ’50 che raffigurava un uomo che fugge da un orso comunista.

L’informazione, ieri come oggi, orientava attraverso certe simbologie l’immaginario collettivo.

E’ difficile parlare di Russia oggi senza esser tacciati per putinisti, come se la storia e le sue dinamiche fossero semplici come una partita di pallone dove il cuore ti fa identificare in maniera chiara verso una delle due squadre.

Non ho la pretesa di conoscere le responsabilità esatte che i vari attori di questo triste conflitto possano avere e non starò qui a dire che l’America abbia le sue colpe ma ho la certezza che il mondo sia molto più complesso di come spesso ci vien raccontato o si riduce nella nostra mente.

La moderna caccia alle streghe che sento rimbombare nella testa fin da piccolo mormora che l’oriente è diverso e per questo pericoloso.

Riusciremo mai ad abbandonare certi paradigmi e torneremo a parlare di pace?

Emanuele

Come tetto solo un cielo di stelle.

Sono arrivato in Corsica. L’ho fatto via mare su una barca a vela. Ci sono arrivato navigando tutta la notte insieme a cinque velisti, incontrando Capraia alle prime luci dell’alba e continuando dopo un caffè che sapeva già d’impresa superata.

La Corsica vista dal mare è selvaggia. La luna piena dello scorso weekend ci ha accompagnati miglio dopo miglio, dalla Toscana fino a Macinaggio. Il cielo terso ci ha mostrato stelle e satelliti che passavano silenziosi nella notte.

Il mare nero, la magia del vento che trasforma una tela in un mezzo di trasporto, le arancine alla partenza mangiate mentre lasciavamo la costa, la radio impostata sul mitico 16 VHF che ogni tanto comunicava disavventure. Tutto partecipava nel rendere quei tre giorni qualcosa di unico.

Abbiamo viaggiato non-stop da venerdì a domenica facendo turni di due ore e mezza durante la notte e recuperando il sonno quando possibile.

Ho fatto l’ultimo bagno in mare di questo 2022 così pieno e intenso.

Emanuele