Quando si parlava di netiquette.

In un commento sul blog di Nicola scrivevo:

Ci siamo illusi per anni che i blog potessero diventare dei luoghi centrali nella rete. Nella realtà, ormai, sono ai margini dell’informazione: luoghi lenti, piccoli, poco conosciuti e visitati. Al contempo, probabilmente, sono i luoghi più veri ed intimi della nostra partecipazione digitale.

Probabilmente l’errore originale è proprio lì. La rete è un luogo pubblico per eccellenza e il tempo ha dimostrato che esteriorità e per certi versi superficialità, caratteri tipici dei luoghi pubblici, hanno avuto la meglio.

Un peccato originale dovuto all’ingenuità di chi la rete la popolava e la costruiva negli anni in cui la massa ancora non sapeva esistesse. Abbiamo pensato che l’intima relazione che si riusciva a creare tra le persone, in un luogo – al tempo – piccolo e riservato, potesse semplicemente catturare ed educare tutti i nuovi arrivati.

La velocità di adozione però non ha permesso alcuna passaggio di informazioni. La massa è arrivata con le sue dinamiche e la piazza, quel luogo d’incontro fisico nel quale ognuno di noi passeggia col suo cappotto più bello, è arrivata nel digitale, nelle sue stories, nei like dati alla passante dai tacchi scintillanti.

I blog non erano parte delle piazze, erano al massimo degli angoli di quartiere e tali son tornati ad essere. Piccoli anfratti, difficili da trovare che spesso nascondono storie e passioni che più volte abbiamo desiderato potessero ammirare tutti.

Emanuele

2 commenti » Scrivi un commento

  1. Bella metafora, alla quale aggiungerei un piccolissimo e trascurabile dettaglio: la calata dei barbari, ehm, dei commercianti di futilità. Aziende che hanno saputo costruire imperi sfruttando la massa e le sue dinamiche di piazza, ed accelerando quel processo che predilige l’esteriorità e la superficialità a proprio beneficio. Come dice il buon Nicola, a loro interessa solo il portafogli.

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