Ve lo racconterò.

Elena, oggi compi un mese e tua sorella ti canta le canzoncine quando tu fai i tuoi versetti. Ogni tanto mi dice che sei una sorella buona. Io sorrido.

Sei nata in un momento stranissimo della storia di questo pianeta. I tuoi zii, i tuoi cugini, i tuoi nonni, ti hanno vista solamente in videochiamate che li privano del magnifico odore che fai. Siamo tutti interconnessi e iper-distanti.

Siamo presi mentalmente da altro, anche se io all’altro cerco di pensare il meno possibile. Credo che l’ultima volta che abbiamo acceso la TV fosse Dicembre (ma non mi lamento di pagare il canone, tranquilli) e non abbiamo intenzione di farlo ora. Ci teniamo informati e ho la netta convinzione che l’informazione via internet sia decisamente più precisa, specialmente in questo periodo in cui i tuttologi sbocciano a primavera. Bisogna saper selezionare le fonti ovviamente.

Lavoro tanto, paradossalmente questo smart working mi ha privato di un limite: il momento in cui esci dall’ufficio e dimentichi progetti e impegni. Per il resto ero già abituato a lavorare in mobilità, così a parte il mega-monitor dell’ufficio non mi manca nulla.

Il lavoro in questi giorni è molto più fluido, per certi versi più bello. Le pause sono diverse: tè coi biscotti, passeggiata in giardino per respirare un po’ d’aria e due tiri con la palla con Giorgia. Vuoi mettere rispetto ad un caffè bruciato davanti ad una macchinetta?

Casa-lavoro-famiglia è un tutt’uno che si mescola continuamente. Mi è capitato di interrompere una conference call con alcuni colleghi perché «scusate, si è svegliata mia figlia». Giorgia ama i risvegli lenti, gli abbracci in poltrona nella sua stanza e a me sembra un privilegio poterle concedere quella coccola.

E’ uno stato di grazia e uno stato d’ansia, tutto insieme. Abbiamo cibo per i prossimi mesi e viaggiare non mi manca (faccio un lavoro in cui i viaggi non mancano e ho spesso il terrore di una vita in cui la routine non viene più spezzata da trasferte). L’orso che è in me però si sta godendo questo momento nonostante là fuori il mondo vada a rotoli.

A proposito, Giorgia ha capito che là fuori tante persone hanno la febbre e per questo non andiamo al parco giochi o a mangiare un gelato (Giorgia ama il gelato al lampone). Un po’ invidio la vostra età e un po’ capisco perché da piccoli ci veniva detto di non aver fretta di crescere: il mondo è più semplice e le cose brutte si affrontano solo quando arrivano.

Grazie, ad entrambe.

Emanuele

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