Come ha potuto, il sogno di un mondo connesso, finire per dividerci?

Tra le tante ore spese su Netflix, ti suggerisco di riservarne qualcuna a «The great hack», film documentario sulla storia di Cambridge Analytica e del suo coinvolgimento negli eventi di storia recente che ci riguarda.

The great hack

In vari Stati del mondo le elezioni politiche sono state influenzate da algoritmi alimentati dai nostri dati personali. Le opinioni personali vengono quotidianamente polarizzate verso estremismi sempre più difficili da smontare.

The great hack racconta cosa sta accadendo eliminando la possibilità, per ognuno di noi, di dire «non sapevo».

Non è una questione politica, non è una questione di destra o sinistra. La posta in gioco è l’integrità della nostra democrazia. Fino a che punto vorrai far finta di nulla?

Riprendiamoci i nostri dati.

Emanuele

6 commenti » Scrivi un commento

  1. L’ ho visto qualche settimana fa e assieme a The social dilemma mi ha aperto molto gli occhi su cose che tu dici da tempo.

    Disturbante e interessante.
    Ciao, Robi

    • Ciao Robi… il prossimo passo è passare all’azione. Non si può rimanere indifferenti: quei dati stanno cambiando il mondo. Non possiamo vivere come eremiti, al contempo però possiamo intraprendere piccole battaglie, piccole scelte, piccole rinunce. Non tutta la tecnologia è uguale. Non tutta è da demonizzare. Una parte però, va abbandonata. Uno, dieci, cento… è così che iniziano e si fanno le rivoluzioni. Io spesso rimango sorpreso nel vedere come, nonostante la presenza sempre più massiccia di informazione di questo tipo, la massa rimanga immobile, incapace di prendere decisioni “vive e vere”. L’inerzia è tale che si procede come pecore nel percorso che ci hanno piazzato davanti: ieri Facebook, oggi Instagram, domani Clubhouse e così via…
      Non so, io non so vivere così. Non è nella mia natura.
      Ciao,
      Emanuele

      • Non uso più Facebook, su instagram ho 5 immagini messe solo per capire il funzionamento del social.

        La cosa che personalmente mi ha fatto allontanare da fb è stato vedere che quasi nessuno legge, ma semplicemente scorre i post, che le cose vengono condivise con superficialità e lette senza approfondire le fonti.

        Riguardo a ciò che dici credo che la superficialità sia la nuova padrona del millennio per questo non ci sono cambiamenti radicali nelle masse.
        Ci vuole tempo, dedizione, fatica per sapere e capire.
        Robi

        • Non ho mai avuto Facebook, ma ho avuto Instagram e Whatsapp. Ho abbandonato entrambi perché sebbene l’interfaccia o il tipo di interazione, possa sembrare diversa, la telemetria che sono capaci di collezionare, fondamentalmente è la stessa. Posizione, quantità di accessi, tempo, tipo di interazione, informazioni sul dispositivo, grafo sociale, lista contatti e così via… in tal senso nulla li rende diversi dal social network “Facebook”. Dunque – dal mio punto di vista – “non uso più Facebook” esiste solo quando anche quei prodotti saranno fuori dal tuo radar. E’ notizia di questi giorni che Facebook ha tranquillamente utilizzato un miliardo (!!!) di foto di Instagram per istruire una nuova intelligenza artificiale. Non è uno scoop, è Facebook stessa a scriverlo pubblicamente perché la licenza d’uso delle immagini caricate su Instagram glielo permette. I dati di Whatsapp di noi europei, in questo momento (post-GDPR) sono leggermente meno accessibili ma in molti analisti si domandano quale sia la loro vera fine quando lasciano il suolo europeo (purtroppo Whatsapp continua a mantenere su suolo USA anche i server dei servizi destinati agli Europei). Insomma, lasciare “Facebook” non basta, o meglio: Facebook è più applicazioni insieme tra cui quella da cui prende il nome l’azienda.
          So che abbandonare Whatsapp non è semplice, al contempo posso assicurarti che la mia vita (e quella della mia famiglia) sta continuando tranquillamente e le nostre interazioni sociali digitali non sono cambiate. Mi è capitato tante volte nel mondo del lavoro di dover dire «Non ho whatsapp» ma chi mi ascoltava non si è scomposto più di tanto e si son trovate alternative molto rapidamente. Hai installato Signal e Telegram? E’ un buon inizio!
          Ciao,
          Emanuele

  2. Interessante, non lo conoscevo. Ho però visto the social dilemma.
    Ma….Microsoft come la vedi? In realtà mi pare di trovarla sempre molto a margine di queste inchieste/rivelazioni ma non riesco bene a decifrare se è furbizia o se invece è effettivamente spostata su business model molto diversi che la portano a non abusare dei dati che ha a disposizone

    • Ciao Ale, devo dirti che tra Social Dilemma e The Great Hack, quest’ultimo mi sembra molto più dettagliato e aderente ai fatti. Non perderlo.
      Riguardo a Microsoft… dobbiamo fare dei distinguo. Mi spiego: Microsoft non è coinvolta in questi scandali semplicemente perché non è dentro al business dell’advertising in maniera netta come Google/Facebook. Microsoft possiede un network di pubblicità che certamente aggiunge fatturato ma non è il suo core business. Io al contempo non considero Microsoft una azienda totalmente innocua. Negli ultimi anni ha lavorato tanto per ricostruire una nuova immagine (vedasi l’apertura verso il mondo opensource) ma l’anima di una azienda è difficile da eliminare. Non dobbiamo dimenticare che nel decennio scorso Microsoft era il punto d’ingresso per tutti i sistemi di spionaggio americano (fu la prima azienda a partecipare a PRISM) e fu l’azienda che ha collaborato col governo cinese per il suo sistema di censura. Microsoft insomma vive una situazione simile ad Apple: non sono aziende perfette ma semplicemente al momento sono fuori dai radar perché non hanno esagerato. Apple ultimamente sta puntando molto sulla privacy come leva di marketing e in alcuni casi i prodotti sfornati sono effettivamente di buon livello. Microsoft non sta giocando la stessa carta.
      Riassumendo: se cerchi sistemi che non influenzino le democrazie, forse in questo momento puoi anche utilizzare roba Microsoft. Se cerchi sistemi totalmente rispettosi della tua privacy, ti direi di indirizzarti altrove.
      E’ sempre questione di compromessi. Per questa ragione, ad esempio, io ho scelto FastMail invece di Protonmail. Non ero alla ricerca di un servizio altamente cifrato (anche perché la mail per via dei suoi storici protocolli, con fatica lo sarà mai) ma un servizio che non mi rendesse un prodotto continuamente analizzato.
      Ciao,
      Emanuele

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