Sempre più distante da questo web.

Ho iniziato a vivere «su internet» quando internet era per pochi, quando dovevi spiegare all’amico cosa fosse una mail e potevi fargli vedere che quel messaggio lì, in pochi istanti era arrivato, centinaia di chilometri più in là, a casa di un amico distante.

La rete era più lenta, meno interattiva, meno video-ludica, meno popolosa. Però era libera, incontrollata, potentissima. Mi regalava la sensazione di essere di fronte ad un luogo vastissimo il cui limite in realtà era proprio la difficoltà di scoprire nuovi lidi.

Ci si affidava a riviste del settore, a liste di siti tramite mailing list. La sezione preferiti del mio browser cresceva ogni giorno di più e ogni link nuovo era una preferenza accordata, una promozione del contenuto. Un segno di riconoscenza verso chi pubblicava informazioni.

Al contempo, non era un mondo isolato. Internet non era un fornitore silenzioso di informazioni senza possibilità di confronto. Le chat, i news group, le mailing list in realtà pullulavano di appassionati. Esistevano differenti sistemi, differenti tecnologie, differenti possibilità.

In ognuno di quei luoghi potevi essere qualcuno diverso. Impossibile probabilmente trasformarsi in Dr. Jekyll e Mr. Hyde ma gli spazi erano distanti abbastanza da permettere linguaggi differenti. Ogni luogo aveva il suo dialetto.

Il mondo purtroppo da allora è cambiato tantissimo. La rete si è rimpicciolita sempre più e i pesci sono stati intrappolati tra le maglie di pochissimi pescatori, appiattendo con violenza la varietà, il colore e la diversità. Quasi tutte le piattaforme principali ripropongono sempre lo stesso schema interattivo: follower + condivisione testo/audio/video e condivisione invisibile delle più disparate informazioni personali a centinaia di aziende nel campo del marketing e della profilazione.

Tutto è interconnesso, anche i luoghi del web tendono ad esserlo, non permettendo più una segregazione, eliminando la possibilità di esprimere in maniera diversa parti differenti del proprio Io.

Sopporto sempre meno questa maglia opprimente. Negli ultimi anni mi sono avvicinato con interesse crescente verso soluzioni che riportano all’internet di vent’anni fa. Sistemi decentralizzati, software rispettosi della privacy, tecnologie open sono tra le mie passioni principali.

Mi accorgo di non essere il solo, ma al contempo è impossibile non notare come la massa sia inconsapevolmente rinchiusa in luoghi standard e asettici. Per quanto forte possa provare, riuscire a tirare fuori un amico è molto complicato.

Il confronto tra la bellezza di un post su un qualsiasi weblog dei primi anni duemila, rispetto al grigiume di un “comunicato stampa” su Facebook è impietoso. L’occhio oggi non può godere di alcun beneficio. La piattaforma ha deciso l’intonazione grafica da trasmettere.

E’ un po’ come se, per comodità, tutte le piazze delle nostre città avessero la stessa forma.

La magia di certi dialoghi non dipende solo dai contenuti ma anche dal contesto.

Le piazze di internet sono tutte uguali e per tanti, tristemente, l’unica àncora di salvezza per non annegare è quella di dire quotidianamente la loro su ogni cosa nel modo più frizzante possibile. Sono tutti sagaci nel 2020. Sembra sia l’arma contro il piattume dato da piattaforme che non trasmettono emozioni.

Non so come sarà il web tra vent’anni. Se nel 1997 non capivo come potesse resistere un lurker dal dire la sua (avevo un’altra età), oggi la mia presenza sulle piattaforme online è sempre più limitata e l’interazione sociale sulle stesse ridotta ai minimi termini.

Questo post però non serve a raccontare di aver perso amore per la tecnologia. Al contrario mi accorgo d’esser sempre più dentro essa.

Se un tempo la sensazione di libertà e il mio entusiasmo erano alimentati dai peer sperduti e distanti da raggiungere, oggi tutto ciò lo ritrovo nel codice, nella qualità di certe scelte ingegneristiche, nel riconoscere quando un progetto lavora in maniera umana e non-opportunistica.

Vado, via via, legandomi a piattaforme nuove, inesistenti, sconosciute. C’è gente alternativa, non omologata e non intrappolata.

Internet, in quelle piccole bolle di cui ogni tanto provo a parlare anche qui, ha ancòra la purezza di un tempo.

Emanuele

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