Ogni tanto, avrei voglia di poter fare nuovamente una passeggiata pomeridiana tra una qualsiasi delle città cinesi visitate.
Può accadere anche questo, dopo aver sperato spesso di tornare il prima possibile (non tanto per la gente, quanto per il cibo così diverso che alla lunga è estenuante…) perché oltre quattro mesi dall’altro lato del pianeta, ti lasciano inevitabilmente qualcosa dentro.
Riguardando le foto raccolte (quasi duemila) mi accorgo di avervi raccontato smisuratamente poco e – posso svelarvi – di averlo fatto in maniera consapevole dopo due post (#1 e #2) per via di una certa ansia da regime. Il web è bello, ma pensai potesse essere un attimo ritrovarsi nei pasticci, così mi concentrai sull’esperienza, sul lavoro, su tutto ciò che potevo assorbire.
La Cina però è un paese controverso, che non tutti amano e che neanch’io saprei scegliere, probabilmente, come destinazione in cui invecchiare. Allo stesso tempo però è un paese con una cultura profondissima che ha gettato le basi per tanti stereotipi dell’Occidente (il té degli inglesi o gli spaghetti per gli italiani, giusto per dirne due). E allora, visto che anche noi abbiamo tanti preconcetti verso loro, credo sia il caso – più che meritato – di andarli a conoscere da vicino almeno una volta nella vita. E’ questo quel che ripeto a tutti quelli che mi chiedono se ne valga la pena. Perché se c’è una cosa che ci stanno insegnando, in maniera neanche troppo invisibile, è la capacità di riconoscere il bello nell’altro, la grandezza del diverso.
Emanuele