Uber, Kyoto e l’Europa.

Uno degli effetti del Protocollo di Kyoto fu quello di sensibilizzare l’attenzione verso la mobilità sostenibile a livello europeo. Negli anni successivi car-pooling e car-sharing furono parole vendute molto spesso in giro.

In questi ultimi mesi – e forse per la prima volta – grazie ad Uber (e UberPOP) si inizia a vedere una implementazione reale, concreta e fattibile di quelle bellissime parole: tutti [1] possono diventare “autisti” quando hanno posti liberi in auto ottimizzando costi, consumi e traffico cittadino.

Ciò che però sta accadendo è che l’Europa – la stessa di qualche anno fa – sembra essersi dimenticata gli intenti e abbia iniziato a bandire in lungo e in largo il servizio [per la felicità di tassisti, società di noleggio, etc.].

Mi chiedo se il loro unico formato di car-sharing sia quello in cui un’azienda [2] mette a disposizione delle auto (a pagamento), piuttosto che il tizio che abita in fondo alla via.
La differenza sta nel fatto che nel primo caso è vero che possono esserci meno auto parcheggiate, ma non è detto che diminiuscano quelle circolanti. Nel secondo entrambi gli obiettivi possono essere perseguiti nel tempo.

Emanuele

[1] Ovviamente anche Uber ha stabilito dei requisiti minimi da rispettare.
[2] A Milano mi vengono in mente Enjoy, MuoviMI, Car2Go, Twist…

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