Esistono vari tipi di corsa. Esiste la corsa coi sacchi, quella sulle mani, quella bendati o quella con le moto d’acqua. Esiste la corsa dello sprinter, quella di colui che dopo 100 metri deve aver dato tutto quel che aveva perché se non l’ha fatto è uno stupido; esiste la corsa del maratoneta, quel passo cadenzato, ritmico, che aspira ad esser il passo del saggio in quanto non osa mai troppo ma neanche rallenta al punto di fermarsi. Esistono così tante corse che, mi diverte, nella mente, immaginare quella della tartaruga. Forse perché una l’ho vista qualche giorno fa in un laghetto, distesa al sole, con le zampe stiracchiate intenta a godersi il calore di quella fortunata giornata d’autunno. L’ho invidiata.
Ultimamente il mio tempo non è mai abbastanza. Mi avessero detto che i trent’anni erano così, non dico che li avrei rifiutati, ma avrei quantomeno provato a trattare.
Dopo l’estate, ho avuto paura mi stessero rubando il tempo ed ho sentito l’esigenza di parlarne con qualche amico. Quest’anno la Cina è stata totalizzante e fino ad Agosto non ho sognato altro che fermarmi. I viaggi in Spagna, Svizzera, Croazia, Friuli, Roma sono state occasioni rapide, fughe mai sufficienti. L’aver fatto solo una settimana di ferie ad Agosto la dice lunga.
Quest’anno ho responsabilmente-ma-non-allegramente preso le distanze dal gruppo che fa attività nelle carceri milanesi (si, so di non avervelo mai raccontato…). Non riuscivo a seguirlo, non nei giorni e nelle modalità in cui il gruppo si esprime. L’anno è stato così intenso che non ho neanche completato gli otto appuntamenti dell’abbonamento a teatro che avevo fatto e dei quattro mesi di palestra pagati (profumatamente) ne ho fatti solo due e mezzo.
Fermo però non posso stare perché fermo su una sedia – quella dannata posizione che ogni mia insegnante avrebbe voluto avessi per cinque ore al giorno – sto già troppo e la schiena me lo sta dicendo in ogni lingua. L’ultimo mese le ore di straordinario son state parecchie e così, per evitare di sentirmi un cinquantenne a trentanni (non me ne vogliate cinquantenni) mi sono iscritto un mese fa al corso di nuoto. Ogni benedetto lunedì. Mi sta piacendo tanto anche se gareggio… con le cinquantenni.
Adesso, si è aggiunto il martedì con due amici, per tentare, dopo anni, di imparare a suonar la chitarra. Il tempo però – per ragioni squisitamente tecniche – mi manca anche lì.
Sembra la maledizione del mio 2013. Specie visti i tempi, non dovrei dirlo, ma ogni tanto vorrei la fortuna di poter lavorare meno. [non scrivo “fare l’insegnante” perché anni fa un articolo simile su un giornale scatenò un putiferio facendo adirare l’intera categoria…].
Mi chiedo quante altre volte riuscirò a passar da qui entro fine anno. E’ grave. E’ grave soprattutto quando, non avendo tempo, smetti anche di fare una cosa bellissima che da sempre ritieni utile per avere una marcia in più: pensare.
Emanuele
E la cosa terribile è che senza pensiero non c’è futuro…il tuo presente è frutto dei pensieri che hai fatto in precedenza, quindi ora quale futuro ti si prospetta quando non si ha il tempo di pensarlo?
Quale futuro ci sfilerà di fronte se tutti noi, tanti di noi, non hanno più il tempo di pensare, se non alle cose contingenti che devono continuamente fare?
Capisci quello che intendo dire?
Tempo fa ho visto un film “The iron lady” e questo pezzo mi ha molto colpito. Te lo trascrivo.
(E’ un’intervista a Margaret Thatcher)
“Come si sente emotivamente?”
“Emotivamente come mi dovrei sentire? Le persone non pensano più, sentono…Lei lo sa qual è uno dei più grandi problemi al giorno d’oggi? Siamo governati da persone che danno più peso alle sensazioni che ai concetti e alle idee…
“Mi chieda cosa penso!”
“Cosa pensa Margaret?”
“CURA I TUOI PENSIERI E DIVENTERANNO PAROLE
CURA LE TUE PAROLE E DIVENTERANNO AZIONI
CURA LE TUE AZIONI PERCHE’ DIVENTERANNO LE TUE ABITUDINI
CURA LE TUE ABITUDINI PERCHE’ DIVENTERANNO IL TUO CARATTERE
E CURA IL TUO CARATTERE PERCHE’ DIVENTERA’ IL TUO DESTINO.
QUELLO CHE NOI PENSIAMO DIVENTIAMO.”
Ciao e buona notte… 😉
robi
Ah…anche io rimpiango il tempo delle insegnanti…di una volta, però 😛 ! Me lo dicono pure loro che avevano molto tempo a disposizione, al di là del lavoro…
Tempi andati… 😥
Comunque siamo sempre una categoria fortunata, anche se un po’ stressata. Ma chi non lo è?
Ciao Robi, che bella questa risposta. Sai, poco dopo aver scritto questo post ho ricevuto un sms di un amico/collega che aveva letto. Diceva di comprendere bene le mie sensazioni. Ho avuto paura fosse il solo, perché – specialmente in questo periodo – è brutto lamentarsi della fortuna che si ha (un posto fisso in cui c’è tanto lavoro). Questo periodo è molto, molto intenso per me. Fatico nel finire i libri, posticipo persino le risposte alle e-mail e alcune volte gli sms mi rimangono “non letti” per qualche giorno. Ho iniziato a ritagliare, con forza, certi impegni (piscina, chitarra…) ben sapendo che il rischio di non riuscire ad essere costante è altissimo.
Mi accorgo sempre più di faticare nel trovare il tempo di “pensare”. Pensare inteso come naufragare tra mille intuizioni e sensazioni. In macchina non c’è il tempo, a casa ci sono gli impegni, al lavoro… ancor di più. E’ assurdo ma all’università era molto diverso, anche nei periodi in cui mi son spremuto di più. Sarà che i sogni che inizio a fare son sempre più “impegnativi” ma è sempre più dura scrivere qualcosa di sensato che non sia scritto di fretta. Per questo il più delle volte non inizio neanche e l’andazzo dei miei post sempre più stringati è eloquente. Voglio lasciare una traccia ma so di non poter dedicargli troppo tempo.
Riguardo gli insegnanti, ti do ragione. Mio padre (ormai in pensione) è stato un insegnante “della generazione passata” e i pomeriggi lo ricordo molto spesso libero per noi…
Ciao,
Emanuele
PS: come saprai vivo fuori Milano. Sono sempre più convinto di non tornare in città… in primavera, tra campi, piste ciclabili, assenza di traffico la qualità della vita è nettamente superiore.
Mi ricordi molto me negli ultimi 3-4 anni.
Quest’anno, finalmente, sto respirando. Sto lavorando molto, ma con dignità. ed ho tempo di pensare, di sognare, di fantasticare e anche di…giocare 😛
Mi sento anche più giovane…:-P
Non ricordavo vivessi fuori Milano…Intendi nel tuo monolocale? In che zona?
P.S.Mi fa sempre piacere quando apprezzi le mie parole. Non tutti quelli che apprezzano lo dicono, tu sì, ed è sempre bello.
Ciao
Robi
Allora forse poi rallenta! Questo mi da speranza, ultimamente mi sento in un vortice più che in cammino. E’ tutto molto bello e positivo, ma anche stancante. Pensare, fantasticare, è qualcosa di importante: va fatto con calma!
Vivo in Brianza (si, nel mio manu-locale) e dopo aver vissuto sempre in città è una bella scoperta: c’è una differenza inimmaginabile finché non la si prova. Vivo in una cascina, con la chiesetta del paese proprio di fronte, con la neve sul tetto d’inverno e i papaveri che sbocciano qui e lì in primavera. Vado a Milano solo per uscire, perché ovviamente dove vivo non c’è una gran vita ma durante la settimana è solo un modo per guadagnare salute ed energie.
Ciao,
Emanuele
PS: grazie anche per la riconoscenza, non è da tutti! 😉
La descrizione che fai della tua cascina è molto coccola. Si capisce che ci stai bene. Una foto con la neve sul tetto sarebbe bella da vedere.
Notte
robi
[…] esserne all’altezza? Sarà un anno positivo? L’Italia si riprenderà? Il tempo corre, ultimamente lo avverto con maggior forza. Ieri sera, mentre nuotavo in piscina (e l’istruttore mi urlava […]