Corretto, non perfetto.

Penso che questo post sia dovuto.

Sia per mettere un po’ in chiaro certe cose, sia per rifletterci ancora meglio su, sia per togliere qualche curiosità a tutti voi che mi seguite con tanto affetto nonostante non ci conosciamo, sia perché credo di aver detto certe cose esprimendole forse in maniera troppo critica o quanto meno, in modo poco preciso.

Mettetevi comodi perché questo sarà un post lungo. Al momento ho scritto solamente queste 5 righe e la pagina bianca sotto non fa altro che invogliarmi a riempirla più che posso.

Partiamo dal passato. Come sapete molti mesi fa, finì la mia storia con Fabiana per vari motivi che non racconterò credo mai su queste pagine per il profondo rispetto che ho nei suoi confronti e di ciò che è stata per me. Fece tanti errori, questo penso di non poterlo nascondere… ma dopo un paio di mesi di “vibrante silenzio”, decise che voleva riprovarci.

Tornò a farsi sentire, tornò a farsi vedere. La incontravo in biblioteca, la incontravo sotto casa. Era con la mano tesa quando avevo bisogno d’aiuto e sembrava che – per certi versi – fosse totalmente un’altra persona. Fu lei a riempirmi la stanza di palloncini e ad organizzare la festa a sorpresa. Voleva dimostrarmi di esserci. Di essere li, per me.

Purtroppo però, io non ero più convinto come prima. Non credo di essermela “tirata” per il gusto di farlo… ma solamente – in piena sincerità – le ho sempre detto che avevo bisogno di tempo. Tempo per capire se potevo riuscire ad avere fiducia in un futuro insieme, tempo per capire se ero in grado di mettere una grossa pietra sopra certe cose, tempo per – perché no – vivere un po’ di tranquillità dopo tutte le brutte giornate passate a piangere per una storia che sembrava non regalarmi più altro che lacrime.

E così ho chiesto tempo. In questi mesi mi avete visto (e mi sono visto) molto più sereno, più cordiale, più attento ad altre necessità (università, famiglia, amici…). Sono realmente stato a pensare a queste cose per ore e ore… e sembrava che la risposta certe giornate arrivasse, mentre altre no. Lei però, intanto, stava male.

Era innegabile e credo anche di comprendere la sua sofferenza. Aveva sbagliato ma stava provando a ripagare gli errori mentre io continuavo a chieder tempo. Non sapeva più cosa inventarsi per farmi tornare da lei… e questa cosa ovviamente faceva male anche a me e credo di averglielo detto con chiarezza più volte. Spesso, sembrando forse insensibile o troppo duro, cercavo di allontanarla da me non perché fosse una di quelle giornate in cui “credi di avere la risposta…”, ma perché mi faceva male vederla stare così e così la spingevo a diventare un pizzico più egoista, a pensare a se stessa.

Le volevo bene, anche se forse era difficile comprendere quel bene in quei momenti. Ovviamente dirle “guarda che ti sto allontanando non perché ho la risposta ma perché ti voglio bene” avrebbe sortito l’effetto contrario, così ho cercato di mostrarmi duro e fermo. Credeva mi stessi costruendo la vita con un’altra… mentre credo di aver badato davvero solamente ad esser sereno.

L’essere duri e fermi inoltre serviva anche un po’ per comprendere meglio quanto tenessimo l’uno all’altra. Alt, questa frase va presa con le pinze. Non si gioca con i sentimenti, di questo ne sono più che sicuro… però avevo anche bisogno di alcune conferme, alcune certezze che per via degli errori del passato erano mancate e che cercavo in questo modo di ricostruire nella mia mente.

Lei però stava male. E lo ripeto nuovamente perché non voglio che possa pensare che non l’abbia mai capito. Anzi, è proprio per questo forse che è nato questo post. In questi giorni ho scritto un paio di cose come se pensassi solo alla mia sofferenza e non me ne importassi nulla di quella sua.

Non sono una persona così egocentrica. Quando stamattina scrivevo che la sofferenza degli altri è la mia forza, intendevo proprio questo. Non mi concentro bene sui miei problemi quando ne vedo di altri in persone a cui voglio tanto bene. Mi inizio a preoccupare di loro, di come alleviare un po’ la sofferenza, di come rendermi utile… e nel caso di Fabiana, di come essere corretto con lei. Ieri è successo con altre persone, ma in passato l’ho fatto spesso anche con lei.

E lei lo meritava perché era pur sempre una persona che in quel momento (non saprò mai fino a che punto, ma questo lo vediamo più avanti, o forse… lo scoprirò solo nella vita), mi stava dimostrando amore. Grande, piccolo, vero, non vero… era comunque li, a passare le giornate pensando come rendermi felice.

L’ho ringraziata sempre per tutto quello che faceva… e più volte credo di averle fatto i complimenti per il cambiamento che stavo notando in lei. L’ho fatto sia in privato, che su questo blog parlando proprio della “speranza del Natale”. Il mistero di Dio che rinasce e si rinnova in noi. Ero contento – da amico – per lei.

Adesso però andiamo a questa settimana. Alcuni giorni fa ho saputo da lei che c’è una nuova persona. La sente, la frequenta, le sta simpatica, ci sta già insieme… questo non lo so di preciso, e per certi versi preferisco anche non scoprirlo. Però è così.

All’inizio questa notizia mi ha destabilizzato molto, inutile negarlo. Più che altro non perché non avessi mai valutato la possibilità che lei si stancasse di aspettare, quanto più per i modi con cui questa “novità” è entrata nella sua vita ed è arrivata a me.

Che lei si stancasse era una possibilità che avevo considerato già dal primo giorno in cui lei tornò ed io le dissi che avevo bisogno di tempo. Le dissi infatti che lei poteva fare quel che voleva. La vita era sua e se sentiva di volerci riprovare non potevo che dirle di farlo. Non credo si possa comandare al cuore… tanto meno a quello degli altri. Io poi tendenzialmente sono poco altezzoso e sicuro di me che tendo a far prevalere, nella mia mente, la possibilità “negativa” della cosa.

Io in questi mesi ho sempre avuto in mente una bella preghiera, una “pietra miliare”… tanto famosa quanto semplice. Ho avuto il coraggio di scriverla solo giorno 11 (maledetti numeri che tornano sempre! :-)), il giorno “della notizia”.

Sia fatta la Tua volontà. Sono una persona molto credente, non credo di avere la fede di un santo, ma nel mio piccolo tento sempre di credere nel Suo progetto e mi sforzo puntualmente di non dare per scontato che ciò che io non accetto sia per forza la cosa peggiore per me. Voler capire tutto, è elevarsi a Dio. Il mistero di Dio, è la nostra stessa vita. L’ho scritto anche tempo fa, in uno dei post che più adoro di questo blog perché ogni frase di quel post, quella notte, aveva un significato preciso per me.

E così, saputa la notizia, non ho saputo dire altro per due giorni nella mia testa. Qualche lacrima è scesa, non lo nascondo né a voi, né a lei. Sono un uomo ma non capisco perché gli uomini non debbano piangere. Il cuore batte per tutti allo stesso modo.

Però quella frase è diventata in questi giorni il mio bastone. Sia fatta la Tua volontà. Me lo ripeto dalla mattina alla sera.

Me lo ripeto quando sono a tavola e quando sono sotto la doccia, quando sono in macchina e quando parlo con qualcuno… e anche oggi in Chiesa, il Padre Nostro ha avuto una importanza maggiore per me. Pensatemi quando arrivate a quel punto della preghiera, mi rispecchia molto. 🙂

Sia fatta la Tua volontà. E’ forse la cosa più difficile da realizzare, ma dovrebbe essere la cosa più importante per un cristiano. Inutile battersi il petto, mettersi in prima fila la domenica in Chiesa, se poi non si è in grado di vivere concretamente ciò che si recita.

E’ ovvio, anch’io ho i miei momenti di sconforto, e col fatto che il blog per me è anche una bella valvola di sfogo, tendo forse a parlare molto più spesso di tutti i momenti tristi che vivo rispetto a quelli belli. Bisogna però sapersi risollevare, saper guardare con fiducia al futuro.

Ed è quello che ha fatto lei. E gliel’ho già detto in privato, sta facendo bene! Mi dispiace, perché è una strada che senza dubbio si chiude nel “tempo” che avevo chiesto… però è giusto che non continui a star male.

“Ti voglio bene”, significa “voglio il tuo bene”. E così come per me “ti amo” ha un valore che forse non so neanche descrivere a parole, adesso sto cercando di dar peso a quel “ti voglio bene” che ho continuato a dirle in questi mesi.

Perché non ero uno di quelli “no, brutta stronza, devi soffrire e penare perché tu viva il doppio di ciò che ho vissuto io”. Al contrario, le ho detto spesso che mi dispiaceva… e però poi – sorprendentemente – mi accorgevo che era la vita ad insegnarle, senza che io facessi nulla, ciò che avrei voluto capisse.

Non le ho fatto mai mancare un “ti voglio bene” in questi mesi in cui, presa dallo sconforto, ne aveva bisogno.

Forse sono una persona molto difficile proprio perché do molto peso a quel che dico. Non credo siano tante le persone che abbiano ricevuto un “ti voglio bene” detto dritto dal cuore.

E’ una porta che si chiude… e “sia fatta la tua volontà” significa “si vede che doveva andare così”. Non era una sfida, è ovvio, è un prendere semplicemente consapevolezza di ciò che sta succedendo.

Si è stancata prima, lei, del tempo che forse sarebbe servito a me. Tutto qui.

Le ho sentito dire che non dovevo sorprendermi che è spuntata un’altra persona dopo tutti questi mesi in cui l’ho trattata male. Mi ha deluso tanto quella frase, mi ha fatto ritornare in mente tutti i motivi per cui io le dicevo di voler tempo. Basta seguire un po’ i link presenti in questo post per capire il profondo affetto che provo per lei e che – sebbene non stessimo insieme – cercavo nel migliore dei modi, di mostrarle.
Mi ha deluso anche il modo con cui questa persona è arrivata nella sua vita… ma queste in fin dei conti sono sottigliezze. Piccoli aspetti della vita quotidiana che io non condivido e che erano anch’essi motivo del mio desistere. Si è stancata, stop. Bastava questo probabilmente.

E’ umano ed è naturale… ma nella frase qualche rigo sopra ho messo anche un forse.

Quel forse è qui, perché io sono molto diverso rispetto a tanti mesi fa. E’ cambiata lei… ed io l’ho notato, ma non so se lei abbia mai fatto caso che stavo cambiando e crescendo anch’io.

E’ un forse perché sono in piena “scoperta” del futuro. Ho così tanta voglia di realizzare un giorno quei sogni a cui tanto aspiro che non ho al momento la capacità di dire “la mia certezza è questa”. Niente prese di posizione. Le certezze che credevo di avere ho imparato a mie spese che possono distruggersi…

Questo post non serve a dirle “lascia stare quel tizio e torniamo insieme”. No, io ho ancora bisogno di tempo. Se me lo domandasse lei, sarei ancora con mille domande in testa… lei può solamente decidere per conto suo, se ne vale la pena o meno attendere. Se quel che sente dentro è cambiato o meno. E’ un po’ il ripetersi di quello che le dissi quando tornò. Deve fare ciò che sente… al cuore non si comanda.

Io voglio stare ancora un po’ con le orecchie al vento… ho bisogno di scoprirmi ancora. Di non rintanarmi nuovamente in una storia. Ho voglia di dare affetto ma non di legarmi.

Queste cose lei le sa già… questi discorsi forse adesso nella sua testolina inizieranno a suonare come “talé, allora non se la stava tirando… non si stava costruendo un nuova vita…”. Si, è proprio così. Non sarò perfetto, non sarò santo, ma adoro essere sincero. Adoro essere corretto con le persone. Anche a costo di “perderci”. Non riuscii ad essere egoista neanche per il mio compleanno: quella frase era per lei.

Le voglio bene… e forse adesso le strade si divideranno per davvero.

Metto un forse anche qui, perché credo che ne io, ne voi, ne lei, potremo mai avere la risposta. E’ un addio, è un ciao, è un a presto, è un arrivederci, è un vaffanculo… non lo so.

In questi mesi sono cambiato proprio in questo. Mi affido molto di più a Lui… e cerco di non pensare insieme a chi ed in che modo costruire il mio futuro.

“Sia fatta la Tua volontà” torna sempre. L’importante è imparare ad accettare con gioia ciò che viviamo… ma non convinciamoci mai che siamo noi gli unici costruttori del nostro destino.

Una manina gliela mette anche Lui. Noi, siamo solo matite. 🙂

Emanuele

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Ingegnere. Si divide tra lavoro, bicicletta, monociclo e volontariato. Vive in una casa con un ciliegio insieme ad una moglie, tre bimbe e otto pesciolini che non lo aiutano a tenere in ordine.

7 commenti » Scrivi un commento

  1. Te l’ho detto sei in gamba! Quello che esprimi è indiscutibile e non commentabile infatti non mi permetterò di darti nessun consiglio…
    Però, ti rinnovo (come sempre) i miei migliori auguri. Spero (ho scritto spesso questa frase) tu trovi e ottenga quello che cerchi nella vita.
    Salutoni dal tuo amico blogger (grazie a te 🙂 ) Nicola.
    Ciao

  2. Sono questioni tue personali in cui non si può entrare … ma mi ha colpito un tuo passaggio:
    ““Ti voglio bene”, significa “voglio il tuo bene””
    è una cosa che ho sempre pensato anch’io, che in quelle tre parole, oltre al giusto rilievo di un affetto umano, ci sta anche un “compromettersi” mica da ridere, perchè molte volte mi rendo conto che il bene per quella persona magari un giorno potrebbe voler dire “farmi da parte”.
    Forse è anche per quello che ho imparato a dirlo con le dovute cautele e non scriverlo/dirlo in ogni dove, ma sempre e solo quando lo sento veramente.

    Comunque non ci voleva tanto per capire che sei una persona in gamba … e questo post non fa che confermarlo! 🙂
    Continua così! 😉

  3. Grazie per il bel commento. I complimenti però so dentro di me di non meritarli.
    Fossi una bella persona, la vita sarebbe più felice probabilmente…
    Ad ogni modo, “fiat voluntas tua”
    Non sono felice per la mia vita, ma cercherò di essere felice per la sua.
    Ciao,
    Emanuele

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