Stasera ho voglia di scrivere. Mi sono tolto l’orologio dal polso… mi dava fastidio.
Ho voglia di scrivere perché in questi ultimi tempi la frenesia della vita quotidiana mi ha permesso poco di “fermarmi”… e forse è stato anche un bene.
Oggi è stata una giornata da cataclisma… e se si potesse sentire il rumore del terremoto interiore, scommetto che tanti telegiornali griderebbero alla fine del mondo.
Poi però, Dio vuole che per caso (guardando gli accessi della giornata), riscopra questo post. E quei due occhi: i miei.
Dio… il caso… i miei occhi. In questo periodo mi sono ritrovato spesso a pensare che tutto ciò che vivo in fondo ha un senso: è un progetto di Dio su di me.
Tendo a capirlo poco ma cerco di accettarlo… tanto.
Ho pure messo una bella canzone di sotto fondo… “ti prego o Madre Luna, fammi trovare anche oggi fortuna…”.
Avevo bisogno di una bella, dolce e lenta, ninna nanna. Mi coccola e mi fa sentire protetto… come un bambino che si addormenta beato, dondolato dalle braccia della sua mamma…
Ho bisogno di un po’ di serenità… perché oggi è la cosa che è più mancata attorno a me.
In queste settimane ho fatto caso a tantissime coincidenze che, dopo poco, mi facevano dire… “toh… che magia, Dio sa sempre come fare andare tutto a pennello…”. E’ bello quando accade. Capisci che anche la luna è storta solo perché sei tu in una posizione particolare…
Le parole del momento sono come al solito sincerità e fiducia.
Vanno secondo me di pari passo, in una maniera indivisibile. Se c’è fiducia, c’è sincerità. Se c’è sincerità c’è fiducia. E’ un legame così forte che a volerli paragonare ad un classico quesito, ci si dovrebbe chiedere se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Non è banale il passaggio… e non è neanche così poco importante. E sebbene possa sembrare più “importante” il secondo passaggio, il primo è, secondo me, un tantino più profondo.
Se c’è fiducia, c’è sincerità. Fiducia nell’altro quando bisogna dir qualcosa… fiducia che questi possa capire, fiducia nella sua comprensione e nella sua saggezza. Ma, ancora più importante e profondo, fiducia in Dio… (altro non è che FEDE). Fede in lui… perché lui “sa tutto” e sa anche come è più giusto che le storie si evolvano per noi. E allora perché non aver fede ed esser sempre sinceri? Perché non affidarci a Lui se proprio ci vien duro affidarci alla comprensione dell’altro? “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita…”. Ogni domenica lo ripetiamo a Messa. Ma è un automatismo o riflettiamo seriamente sulle parole che pronunciamo? Siamo ancora bambini del catechismo o persone (cresimate?) che hanno fatto delle precise scelte cristiane?
Se c’è una cosa che tende a darmi particolare fastidio, è la mancanza di sincerità. Oltre a quanto detto sopra, parto sempre dal preconcetto che, secondo me, le parole sanno ferire molto più di una spada. E una parola non detta per mancanza di sincerità… è una pugnalata alle spalle. Meschina, bastarda.
Sono felice di me. Più passa il tempo, più mi rendo conto che la mia sincerità naturale mi porta ad essere apprezzato e stimato.
Non so mentire. Non so nascondere le cose e non mi piace vivere nascondendo qualcosa. Sto male… e si vede così tanto che ogni volta mi rendo conto che la cosa migliore che possa fare è dire tutto.
Peccato però che il mondo non giri così… e questa volta non è questione di luna storta. E’ una triste realtà.
E’ poca la gente che è pronta ad “affidarsi” al giudizio dell’altro tanto da mettere in chiaro i propri errori.
Si ha sempre paura dell’altro. Si ha paura che questi possa far cattivo uso della propria sincerità.
E invece… mi sono accorto che persino le persone meno sincere alla fine apprezzano la sincerità dell’altro. Ma allora perché non imparano a vivere senza nascondere le cose nel pugno dietro la schiena?
E’ colpa della natura? E’ una questione genetica? O… è solo una brutta abitudine presa da bambini?
Chi ha qualcosa da nascondere… è una persona che ha senza dubbio sbagliato. Persino la sua coscienza, nonostante non l’abbia fermata dal cadere in fallo, ne è consapevole.
E allora è solo colpa del proprio auto-controllo? Della propria maturità?
E’ apprezzabile che dentro di se, si sia ammessa una colpa. Ma questo non basta. Sia un bambino che un uomo respirano, mangiano e dormono. A fare la differenza sono dunque i particolari. A fare di un bambino un uomo è la sua voglia di dimenticare l’infanzia in cui si nascondevano le marachelle alla mamma o i compiti non fatti alla maestra.
Un uomo non è colui che ha un lavoro e che porta avanti la famiglia. E’ solamente colui che è capace di essere responsabile, nel bene e nel male, delle proprie azioni.
Vedo gente dire bugie anche ad una età che per me è “della saggezza”…
Credo che difficilmente mi troverò alla loro età con tale difetto.
Ma forse… la gente si “affida” poco al giudizio dell’altro perché in fondo… immagina che l’altro debba essere *spietato* com’è lei nei confronti del mondo. C’è così poca bontà dentro di se che si immagina che anche l’altro debba essere tale e quale a lui.
Durante il mio anno di servizio civile a Santa Chiara (oratorio salesiano), ho imparato una cosa che ogni tanto vado ripetendo in giro che… mi è rimasta impressa per sempre.
La santità non è una cosa che bisogna sperare di meritare dopo la morte. La santità è una cosa alla quale bisogna aspirare. E non si rischia di essere poco modesti. E’ la voglia di vivere in un certo modo.
Un ragazzino adolescente molto sveglio e schietto, lo aveva ben presente, tanto che il suo “grande sogno” che descrisse a Don Bosco era appunto quello di “farsi santo”. Don Bosco gli consigliò i suoi “4 punti”: allegria, impegno nella preghiera e nello studio, far del bene agli altri, devozione a Maria.
San Domenico entrò così nell’oratorio di Don Bosco e ad un ragazzo appena arrivato, descrisse la vita li dentro così: “Sappi che noi qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri. Facciamo soltanto in modo di evitare il peccato, come un grande nemico che ci ruba la grazia di Dio e la pace del cuore, di adempiere esattamente i nostri doveri”.
Mi fece impressione San Domenico Savio, forse più di Don Bosco stesso che poteva aver acquisito quella saggezza con l’età. San Domenico morì ad appena 15 anni: non ci vuole una vita per diventare santi.
Io nel mio piccolo – ve lo dico – ci provo.
Sarà un successo? Sarà un fallimento? Non lo so… ma in fondo, non è peggio di me chi non vuol tentarci neanche?
E così domani è nuovamente un altro giorno. Stasera con un amico riflettevamo su quanta gente viva, in fondo ,in condizioni peggiori delle nostre… tanto che avere speranza debba essere una cosa talmente difficile da avere che è già un mezzo miracolo vederla “credere in Dio”.
E noi? Ce la prendiamo così comoda? Con tutta la fortuna che abbiamo?
Non è il caso di scoraggiarsi.
Adesso vado a letto… domani mattina lezione (sperando che non piova visto che sono in Vespa) e di pomeriggio vedrò di finire quel pc che se non fosse stato per il terremoto di oggi, avrei già sicuramente consegnato.
Sogni d’oro…
Emanuele
…leggi “il gabbiano jonathan livingston”…
un bacio, forse è meglio un abbraccio caldo e caloroso!
ciao!
E’ come tuffarsi in un mare pulito… grazie per tutte le cose che scrivi.
Santo è colui che ha raggiunto una grande capacità di amare.
Anch’io ci provo.
Ciao
Carla
essere sinceri è la cosa più inportante di un’ amicizia.perchè se nn si è sinceri nn si è amici nn è un detto pero io lo farei come un detto ….. :love: peccato ke le mie amike nn sono cosi sincere come lo dovrebbero essere anzi solo una è sincera le altre sparlano sparlano e sparlano senza fermarsi e po e come se nn si fenisse a sapere 👿
ki sta scrivendo qualcosa mi aiuterebbero a fare un tema sull’amicizia della sinceritàààà????????????’xpiacere sto nei guaiiiiiii sn le 7 25 e nn ho ancora ftt i compitiiiiiiiiiii e nn mi puo aiutare nemmeno mia mamma percjè le ho detto ke nnn avevo compiti vi prego fatelo come se fosse capitato a voiiiii 😡 😥 😥
Cosa si può fare quando si soffre x la “non sincerità di un amico importante?”
Rina, prova a pregare… Dio non lascia inascoltate le preghiere di chi si rifugia in Lui con Fede.
Ciao e stai tranquilla,
Emanuele