La colla umana…

Ok ok… ero a letto. Avevo spento la luce da più di mezz’ora ma… non riuscivo a dormire.

Mi sono inghiottito, in un paio d’ore circa mezzo libro… e dopo aver spento la luce, mi sono messo a riflettere. Tutt’un tratto però… ho riaperto gli occhi, entrambi, di colpo. Cosa è successo…? Lo spiego più avanti.

Innanzitutto devo dire che questo libro non sta deludendo le mie aspettative. Sapevo che sarebbe stato interessante… e così è stato.

CoccoinaMi ha messo in discussione, e mi piace sempre quando ciò accade. Adoro la sensazione di “scombussolamento interiore” che una riflessione interessante riesce a provocarmi… per carattere, mi piace riflettere su me stesso.

Ho trovato tanti spunti interessanti su cui… crescere. Non che mi senta perfetto (anzi, chi mi conosce, sa quanta poca stima io abbia in me…) ma, mi sembra di aver capito quanto… distante sia dalla santità. E quanto distante sia anche dalla semplicità della colomba…

Ho potuto riflettere anche sulla mia tendenza a… vivere “per attaccamento”. Ed è questo che devo riuscire a maturare. Devo ammettere che questo periodo di merda (non lo metto tra virgolette perchè non c’è nulla da …virgolettare…) mi sta permettendo di capire meglio tante cose di me. Ne ho scoperte tante… e finalmente, sto anche iniziando a vivere una fase di “distruzione”. Distruzione delle mie certezze… del mio modo di cercare certe sicurezze.

L’uomo, per sua natura, tende a legarsi alle cose ed alle persone. La vera felicità invece, si ha solo quando si è legati “alla vita”. E a questo punto della riflessione, non posso non ammettere che… c’ero già arrivato parlando delle rondini…

Le sicurezze dell’uomo sono spesso materiali. Si cerca di apparire e di avere. Si cerca persino di “essere ammirati” e ci appaga la sensazione che, qualcuno che ci ammira provoca in noi. L’uomo tende a legarsi anche alle sicurezze terrene… come il successo, il lavoro, una bella carriera ed un bel titolo di studio. Come se fossero queste le vere fonti della felicità. Eppure, non ci si ritrova mai a riflettere che… anche se avessimo tutte queste cose, potremmo ugualmente essere infelici. Questo dovrebbe dimostrarci una cosa sola: non sono queste delle fonti autentiche di felicità.

Quando questi discorsi finiscono alle orecchie di una persona, solitamente la risposta che ricevevo (o che ricevo…?!?) era “ah, vuoi andartene? E vattene…”. Orgoglio? Si, a fiumi. Questo libro però, mi ha regalato un consiglio, che voglio donare… magari potrà essere uno spunto per crescere.

Prendi coscienza della tua infelicità, ed essa scomparirà: ne risulterà la felicità. Prendi coscienza del tuo orgoglio, ed esso cadrà: ne risulterà l’umiltà. Prendi coscienza delle tue paure, ed esse si dissolveranno: ne risulterà amore.

Prendere coscienza dei propri limiti e dei propri difetti, ecco qual’è il vero metodo per migliorarsi.

Lo scrivo qui… perchè so che mi legge ancora. Lo so, perchè tutt’ora vuole che continui a consigliarla. Dopo tutto il casino combinato, vuole i miei consigli.

Ed è qui che ho riaperto gli occhi di colpo.

Perchè io, non ho bisogno di lei per ricevere consigli? Perchè non cerco lei per riflettere su me stesso? Perchè non mi aspetto mai che sia lei a suscitare in me domande a cui non so ancora rispondere?
Forse ha ragione chi mi dice che in fondo, in quella storia, si andava avanti su due livelli diversi (ed ovviamente non è colpa di nessuno dei due, non esistono due persone identiche…). Lei c’era, ma c’era perchè… l’avevo incollata, con tantissima Coccoina, in quel collage che tutti chiamiamo Vita.

E’ probabile che stia aprendo gli occhi… non so ancora come saranno i prossimi giorni. So solo che stasera, chiuderò gli occhi solo fisicamente…

In testa ho due occhi. E non sono di nessun’altra persona. Sono i miei, che si aprono di colpo.

Emanuele

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Ingegnere. Si divide tra lavoro, bicicletta, monociclo e volontariato. Vive in una casa con un ciliegio insieme ad una moglie, tre bimbe e otto pesciolini che non lo aiutano a tenere in ordine.

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