La neve di questi giorni ha reso più complicato il mio ritorno da Siena: ieri pomeriggio ho abbandonato la Giulietta in albergo, preso un pullman verso Firenze e poi un Frecciarossa per Milano. L’occasione però è stata utile per testare, dal vivo, la qualità della connessione wifi sul treno.
L’avevo già sfruttata altre volte ma mai con un occhio critico. Proprio qualche giorno fa, leggevo su ilPost un articolo circa le difficoltà di connessione a bordo di un treno ad alta velocità con una chiara descrizione degli impedimenti tecnici che si incontrano per offrire un servizio simile. Conoscere, certe volte, aiuta ad accettare meglio i disservizi.
[…] Il secondo problema, infatti, è legato direttamente alla velocità del treno. Continuando a semplificare possiamo dire che l’area coperta dal segnale di uno dei ripetitori di cui abbiamo parlato prima si chiama “cella”. Luca D’Antonio è responsabile dello sviluppo di tecnologie wireless per Telecom e spiega che tra Torino e Napoli, il principale asse dell’alta velocità, ci sono «circa 600 di queste celle. Significa un ripetitore ogni circa 1,5 chilometri. Considerando che un treno viaggia fino a 300 chilometri significa che tre volte al minuto l’antenna del treno deve cambiare la cella alla quale si aggancia». Senza contare che spesso un treno lungo 500 metri si trova con una carrozza all’interno di una cella e una carrozza ancora in un’altra. Nel momento di passaggio tutte le connessioni (ma anche le chiamate e i trasferimenti dati che stiamo facendo sul nostro telefonino), devono essere spostati da una cella all’altra (in gergo è il cosiddetto “handover”) e può accadere che in questo passaggio qualcosa vada storto e la connessione salti.
Quello sopra è un passaggio chiave ma nell’articolo vengono descritte le ipotesi di evoluzione futura dell’infrastruttura tra cui l’idea di realizzare una canale wifi continuo sul binario all’interno del quale far viaggiare il treno.
Emanuele
Ma non sarebbe possibile applicare una tecnologia tipo Ethernet over Power che trasmette il segnale sul filo ad alta tensione a cui è collegata la motrice, e poi da lì si ha una connessione wifi “locale”? In Germania lo fanno (scherzo, cito solo Grillo)
Qualcuno si è posto la tua stessa domanda. Leggevo tra i commenti all’articolo che non si può fare per via della risibile distanza raggiungibile dalle onde convogliate su cavo, dal problema di avere a che fare con cavi dell’alta tensione e dal campo elettromagnetico che quest’ultima genera. Non so dirti se ci siano test/studi in tal senso…
Ciao,
Emanuele
Cercando high voltage ethernet over power, vedo un bel po’ di dispositivi disponibili sul mercato. Certo, immagino che vi siano delle complicazioni, ma secondo me qualcosa potrebbero fare. Qui comunque ancora sui treni normali non c’è alcuna connessione wifi, solo sui treni Acela, che sono quelli ad alta velocità. Ma non so che tecnologia venga usata.