Isolati (sulla mia isola).

E’ difficile parlare di cose complesse senza sminuirle e questa è una delle ragioni principali per cui non riesco a partecipare alla vita sociale sui social dell’immediatezza.

Qualsiasi argomento è ridotto a massime, riassunti da pochi caratteri che si auto-proclamano quali verità ineluttabili.

La realtà è che il mondo che ci circonda è complesso, le cose che ci accadono sono complesse, le interazioni umane sono materia complessa.

La banalizzazione di ogni argomento mi da l’orticaria. L’argomento pandemia è uno di quei temi più bistrattati, discussi e ridicolizzati ma – mentre scrivo – non ho in mente solo lei. Mi accorgo di aver imparato a mordermi la lingua anche quando, tra amici, so che certi argomenti non avrebbero lo spazio e l’attenzione che meritano.

E’ per questo che fin ora ho evitato di scrivere circa i provvedimenti, le scelte, gli errori e le conquiste del mondo intero nei confronti di questa realtà che da un paio d’anni ci fa compagnia. Per quanto possa tentare di scriver lentamente, anch’io finirei semplicemente per dire la mia aggiungendo l’ennesima voce, l’ennesima opinione che non ha basi sufficientemente robuste per poter dichiarare qualcosa che meriti attenzione.

E’ anche per questo che, su queste pagine, son finito di recente con l’essere mono-tematico o quasi. Esistono argomenti che padroneggio, che mi appassionano e che cerco di far conoscere. Inutile e sbagliato tentare di trasformarsi in tuttologi capaci di affrontare con maestria qualsiasi argomento.

La vita – fortunatamente – non è solo pandemia e silenziosamente, ma con l’attenzione di chi riconosce il rispetto da portare verso qualcosa di più grande delle proprie convinzioni, durante queste vacanze abbiamo vissuto giorni allegri con un clima favoloso.

Siamo stati tra le montagne, sulla neve e poi a respirare il mare. Sono stati quattordici giorni condivisi con pochissime persone ma isolati dal turbinio delle notizie dell’ultim’ora.

Alcuni giorni il cellulare era completamente irraggiungibile ed è stato bello così.

So che Giorgia ed Elena sono ancora piccole per riconoscere certe scelte ma spero che crescendo, possano imparare ad apprezzarle e farle loro.

Non serve dire sempre qualcosa per affermare il proprio Io.

Buon duemilaventidue a chi passerà da qui.

Emanuele

5 commenti » Scrivi un commento

  1. Però una certa apertura al confronto la devi cercare e, quando possibile, esercitare. Ad esempio ho un amico con cui mesi fa, all’inizio dell’adozione dei vaccini, abbiamo avuto una educatissima chiacchierata sul perché si e sul perché non vaccinarsi.

    Domani potrei averne una con una persona dal “pensiero politico” diverso dal mio, e scoprire una sfumatura di pensiero, una visione del mondo diversa dalla mia e comunque lecita.

    È ovvio che se di fronte a te vedi solo scontro, allora è inutile perderci del tempo… la vita è troppo breve per “lavare la testa al ciuccioo”

    (esiste questo detto nella tua terra d’origine?)

    • Più che d’accordo Nicola e non sto vivendo col cerotto sulla bocca. Semplicemente non riesco più a condividere con leggerezza sui social network, sarà colpa dell’età che avanza. Mi viene benissimo esporre il mio pensiero e le mie idee quando il contesto lo permette, sia dal vivo tra amici che, ad esempio, qui nella sezione commenti (per tornare al digitale). Esistono ancora, fortunatamente, ambienti in cui non è necessaria la massima sagace o l’insulto feroce per auto-determinarsi.
      Ciao,
      Emanuele
      PS: conosco il detto ma non mi sembra sia usato dalle mie parti…

  2. Nicola mi ha tolto le parole di bocca riguardo al confronto: è la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo le tue riflessioni. E questo vale non solo per le opinioni sul Covid, ma più in generale. Dal mio blog ho imparato tantissimo negli anni, ed è forse uno dei motivi per cui mi son deciso a riprendere le trasmissioni. Come hai giustamente detto tu, anch’io sono stanco dell’informazione ipersemplificata dei social, in cui un titolo racchiude in sei parole un argomento che ne richiederebbe seimila. In cui tanti sono pronti a saltarti alla gola al minimo passo falso, ed assumono sempre il peggio di qualsiasi cosa tu dica. Avevo bisogno di calma, di pacatezza, di un dialogo più costruttivo (non necessariamente sterile o privo di provocazioni) che mi portasse a riflettere sul mondo intorno a me. Sto riscoprendo il blog come un ausilio terapeutico in cui esprimere le mie opinioni senza la ressa ed il chiasso dei social. E come sai bene, i nostri confronti in passato sono stati a volte animati, ma io li ho visti sempre come un momento di crescita. Quindi mi verrebbe da dirti di non limitare di condividere quello che ti passa per la mente, anche se provocatorio o controverso. Il confronto, quando fatto senza falsi pregiudizi, è sempre piacevole.

    • Ma si Dino, concordo con te e con Nicola, la mia critica era – per l’appunto – focalizzata verso i social, nei quali mi accorgo di non saper più stare proprio per i limiti che noti anche tu. Il mio blog non è mai morto, è rallentato ma non è morto.
      Ciao,
      Emanuele

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