Per tutti quelli che «ma io non ho nulla da nascondere», ho appena scoperto che su Wikipedia esiste una pagina utile a smontare la superficialità di questo argomento.
Tra le critiche, mi è piaciuta molto quella del filosofo Emilio Mordini che sostiene che questo paradigma sia essenzialmente paradossale:
La gente non ha bisogno di avere “qualcosa da nascondere” affinché sia possibile nascondere “qualcosa”. Quel che è nascosto non è necessariamente importante. Invece, un’area che possa essere sia nascosta che celata solo ad alcuni è necessaria da quando, parlando da un punto di vista psicologico, noi diventiamo individui attraverso la scoperta che potremmo nascondere qualcosa ad altri.
Biometrics, identity, recognition and the private sphere – 2018
Bello. La privacy come tassello delle fondamenta di ciò che siamo.
Emanuele
La migliore argomentazione CONTRO questo pensiero è provare a farsi avere, da chi pronuncia la fatidica frase, le credenziali di tutti i siti che hanno (ma anche di uno a scelta tua). Vedrai che non riusciranno ad argomentare il perché non vorranno fornirle…
Eheh, lo so, ho qualche amico dal quale sto ancora aspettando le password… “appena arrivo a casa te le do”. Saranno fuori casa da mesi.
Ciao,
Emanuele
Argomento bellissimo, molto pirandelliano visto che più persone incontriamo e più un NOI affiora celandone un altro. Non potremmo vivere senza nascondere qualcosa di noi, a costo di sentirci ipocriti o falsi pur non essendolo. Non possiamo essere verità digeribili per tutti e nemmeno necessarie.
Non dire non significa mentire.
E il web non può tradire questa necessità umana perchè potrebbe mandarci in mille pezzi anche se ciò che “nascondiamo” potrebbe non essere grave, nè pericoloso, nè moralmente inaccettabile.
Robi
Pensa te… siamo stati in grado di arrivare a Pirandello partendo dalla privacy, bellissimo (e condivsibile!). Il vero problema purtroppo rimane la percezione che abbiamo della dimensione dell’invasione quando utilizziamo certi strumenti. L’interfaccia è così innoqua e la nostra forma mentis così poco abituata ad individuare un pericolo in un software…
Ciao,
Emanuele