L’ora legale, un film da rifare.

Mi è sempre piaciuta la comicità e il carattere di Ficarra e Picone. Questa opinione però non ha trovato conferma dopo aver visto “L’ora legale” che mi ha lasciato inorridito, deluso e amareggiato. Deluso dal progetto che hanno deciso di portare avanti, aggrappato probabilmente a un paio di idee continuamente ostentate. Amareggiato perché la Sicilia descritta nel film è disgustosa per tantissime persone. Ho visto il film in una sala del nord Italia e non ho potuto fare a meno di sentire alcuni vicini di posto esclamare con spocchiosità che “al Sud vivono così”. [1]

Ficarra e Picone - Film "L'ora legale"
Certamente tanti aspetti della Sicilia non sono condivisibili e sono causa di un dolore che tanti, tanti siciliani portano dentro con un trasporto paragonabile a quello che si vive quando un familiare, un figlio, prende una via sbagliata. Non vi è nulla su cui ironizzare. Non diverte.

Come sapete, per lavoro son finito al nord. So bene quanto la terra in cui son cresciuto sia piena di compromessi, contraddizioni, culture che hanno radici antiche, robuste e difficili da estirpare. Sono andato via con un senso di colpa che in pochi potranno comprendere. L’idea di non star facendo più nulla – attivamente – dopo anni passati nel volontariato è un cambiamento che richiede tempo per essere elaborato completamente. Tutt’ora quel processo non si è concluso dentro me.

Mi sento offeso e amareggiato dalla leggerezza con cui hanno deciso di ironizzare come se stessero cercando consensi facili e un altrettanto facile successo (economico). In tante sale la cultura ignorante descritta nel film avrà garantito applausi semplicissimi da raccogliere.

Mi ha deluso tantissimo quando nel film anche l’onesto viene dipinto come una persona che appena messa alla prova decide di boicottare il sindaco delle riforme per proteggere il proprio tornaconto.

Quella portata avanti è un’ironia stupida: se si sceglie di parlare di un tema difficile, non è sufficiente inserire due battute sagaci qua e là per rendere l’argomento divertente. Non mi aspettavo un film alla Pif che – bravissimo ultimamente – mi fece concludere “La mafia uccide solo d’estate” con le lacrime agli occhi. Penso che Ficarra e Picone possano prendere spunto da un altro loro concittadino per approfondire modi per ironizzare sulle storture di una terra difficile da sanare. Il messaggio finale non è educativo. Certamente non era loro intento fare un film educativo ma il pressappochismo e la leggerezza con cui si cavalca tutto il male che c’è in Sicilia rischia di lasciare lo spettatore medio con la convinzione che nulla possa cambiare e quindi… meglio farci su una risata.

Fotografando in questo modo la loro terra, Ficarra e Picone, non mi sembrano per nulla differenti da quella Sicilia che pensano di criticare. La chiusa nella quale il mafioso con naturalezza disarmante escalama «non siamo cattivi, siamo necessari» è stato un pugno nello stomaco per chi, come me, per anni ha marciato per le vie della sua città esclamando ad alta voce che la mafia è una montagna di merda.

Risolvere certi problemi, raddrizzare determinate abitudini, è un lavoro lungo, impegnativo, a tratti doloroso. In Sicilia tanti giovani e anziani lottano quotidianamente contro certi retaggi. In tanti si battono contro la superficialità. In tanti vanno in giro mostrando che… non è per nulla divertente. Esiste gente che per smontare certe abitudini ha sacrificato la propria vita.

L’ora legale” è un film che va visto con consapevolezza. Non può e non deve diventare l’ultimo film comico in locandina cui portare i bambini il sabato pomeriggio. Di comico, in quel che si vede, non vi è proprio nulla.

Emanuele

[1] Data la loro perspicacia, dovevano rendersi conto che è il modo in cui si vive al Sud è tema delicato da affrontare. Rinnova pregiudizi molto radicati al nord che con fatica si cerca di scardinare. Inoltre, in determinate realtà del Sud, il film rafforza il concetto per cui lo Stato è una palla colossale e che per stare bene, raccomandazioni, pressappochismo, egoismo, furbizia siano tutti strumenti più che validi.

8 commenti » Scrivi un commento

  1. Dispiace che il film venga letto così superficialmente. E dispiacciono i toni. Ma crediamo che passata la rabbia potrai leggere il reale messaggio del film, ne siamo sicuri.
    Salvo e Valentino

    • Ciao Salvo e Valentino, mi fa piacere abbiate avuto voglia e tempo di leggere il mio post. Sono palermitano come voi e se ho deciso di scrivere quanto sopra è perché non mi sono sentito rappresentato in quanto descritto ne “L’ora legale”. Stimo il vostro lavoro e mi piace la chiave con cui di solito leggete una realtà che conosco. Questa volta non è stato così. Aspetto il prossimo film.
      Ciao,
      Emanuele

  2. Carissimo Emanuele, il tuo punto di vista è legittimo e lo avevamo messo in conto quando abbiamo deciso di raccontare questa storia. Per nostra fortuna moltissimi professori la pensano in maniera diversa da te, tant’è che in massa stanno portando i loro ragazzi al cinema. Potremmo poi farti altri esempi per dirti che la tua lettura, seppur legittima, è troppo superficiale. Quando si raccontano le storie al cinema non si fanno documentari, non si deve essere “onesti” e rappresentare tutte le sfaccettature della realtà. Si usano colori forti, insomma. Il film mette sul banco degli imputati noi popolo, noi popolo che diamo sempre la colpa alla politica o all’altro accanto a noi. In questa storia, se messaggio c’è, è solo educativo: se vogliamo sconfiggere il Patanè che è in ognuno di noi, bisogna rinunciare a qualcosa, e spesso a piccoli privilegi. Tutto ciò non poteva che essere raccontato con un pugno allo stomaco. Noi capiamo che tu possa esserti fermato ad una sommaria lettura, ma i toni che hai usato sono stati ingiusti: hai parlato di una nostra ricerca di un “facile successo economico” e addirittura hai tirato in ballo gente “che ha sacrificato la vita”. Ecco perché abbiamo deciso di risponderti, perché tu non puoi osservare così banalmente la nostra storia, il nostro percorso. I morti lasciali stare, caro Emanuele, sai che sono un patrimonio di tutti noi. Tu che dici di conoscere la nostra storia non puoi pensare una cosa del genere. Noi riscriveremmo ogni parola del nostro film, ma ci auguriamo che questo confronto ti serva a cambiarne qualche parole della tua recensione. Sia chiaro, Emanuele, che non siamo sempre così arrabbiati con chi non la pensa come noi 😀 Anzi, il confronto con chi è in una posizione diversa è sempre stato motivo di crescita. Odiamo i yes man. Ma ci siamo permessi di scriverti perché non accettiamo di passare per opportunisti economici e irrispettosi dei martiri che noi tutti amiamo. Un abbraccio affettuoso e buona serata.
    Salvo e Valentino 👋

    • Cari Salvatore e Valentino, grazie per la vostra gradita risposta. Mi spiace avervi lasciato in sospeso ma è mi difficile, in questo periodo, stare quotidianamente dietro il blog. In ogni caso, questa pausa ha un valore. La risposta ha avuto modo di sedimentarsi meglio. Ho pensato spesso alle vostre parole. Ne ho anche parlato con amici: un confronto che ha fatto bene. Personalmente sento – e riconosco – di aver usato toni forti, probabilmente per via della “rabbia” che, a caldo, avevo dentro dopo aver visto il film. Non meritate certe frasi e vi chiedo scusa per questo. Il fatto che siate qui a parlarne è tanto apprezzato e vi fa onore.
      Un aspetto che però in questi giorni non è mutato completamente, però, è il fatto che continuo a considerare il film “sbilanciato”. Voi parlate di “popolo rappresentato” riferendovi all’Italia intera. Io però fatico nel riconoscere l’intera Italia in personaggi fortemente caratterizzati e localizzati. Probabilmente sarebbe servita anche una figura “del continente” (per dirla come certi anziani nostri conterranei) utile a trasmettere il messaggio che volevate far passare: siamo tutti uguali. Guardando il film fatico nel riconoscere una critica che vada oltre la gente dello stretto.
      Credo sia questa la ragione per cui, come avevo scritto nel post, ho sentito esclamare durante la visione del film che “al Sud vivono così”. La mia percezione evidentemente non era distante da quella della signora, ignorante, che stava ridendo compiaciuta alle mie spalle.
      Sono convinto che il film stia facendo bene al Sud e credo sia anche comprensibile che tanti insegnanti abbiano deciso di accompagnare i propri ragazzi a vedere il film: il Sud ha bisogno di una presa di coscienza, di una strigliata utile a smuoverci dal torpore nel quale per cultura tendiamo a cullarci. Non sono altrettanto certo che lo stesso effetto avvenga nelle scuole del nord ma certamente voi avrete più dati di me.
      In ogni caso grazie ancora per questo confronto. E’ stato utile e rassicurante.
      Aspetto ancora il prossimo film, sono convinto di poter tornare a ridere con voi senza aver nulla da criticare.
      Emanuele

  3. Ciao Manu! Il tuo post mi ha molto incuriosito. Spero di riuscire a vedere questo film e confrontarmi con te con l’ottica di una che vive al nord e conosce i pregiudizi sul sud. La replica di Ficarra e Picone mi ha doppiamente incuriosito perché mi è molto difficile trovare banali o superficiali le tue riflessioni per cui voglio capire il loro punto di vista e il vostro confronto da siciliani.
    P.S. Buon martedì grasso. Todo bien? Ciao robi

    • Ciao Robi, scusa anche a te per il ritardo nella risposta. Tutto bene. Sei riuscita a vedere il film? Mi interessa tanto la tua opinione, sono certa sarai un’ottima critica: sei del nord e sei anche una delle potenziali insegnanti che può decidere di farlo vedere ai propri ragazzi… cadi quasi a fagiuolo in questo post!
      Ciao,
      Emanuele

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