Nessun superuomo, tanti trader.

Gibì e Doppiaw - Diversamente abiliIeri Daniela, dopo aver letto il mio post circa le qualità di ognuno di noi, mi ha mandato via e-mail una vignetta (scansionata appositamente per me… grazie!! :-)) che ripubblico qui.

Mi ha fatto sorridere e avrei un paio di persone a cui farla vedere.. 🙄

Bellissimo il finale. Avere dei limiti non è “un limite”, ma semplicemente l’occasione giusta per permettere a chi ci sta accanto di mostrare ciò che ha dentro.

Un piccolo appunto però, vorrei farlo anche qui, nonostante l’abbia già scritto in un commento: non credo che il “sapere d’esser speciali in qualcosa” ci dia il diritto di cullarci e non impegnarci nel valorizzare ciò che siamo (e siamo anche tanto altro eh!).

A proposito di questo, mi torna in mente la parabola di quel padrone che affida i suoi denari ai suoi servi e che, quando torna, rimprovera il servo che – intimorito dal valore di ciò che aveva ricevuto – decise di conservare il denaro, con cura, sotto terra.

A prima vista si può pensare che abbia fatto la cosa migliore. Quante volte quando ci affidano qualcosa ci preoccupiamo di conservarla nel posto più sicuro possibile? E allora… perché il padrone si arrabbia?

Il padrone rimprovera il suo servo perché se avesse voluto semplicemente conservare quel denaro (ma chiamiamolo talento ;-))) avrebbe benissimo potuto continuare a custodirlo nei suoi forzieri

Non dobbiamo sotterrare i nostri talenti. E’ giusto conservarli, ma è giusto valorizzare e raddoppiare (perché no!) il valore dei talenti che ci son stati donati.

Valessero 10, 50 o 100 denari, poco importa.

Emanuele

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