Vai dietro la lavagna!

Qualche tempo fa una ragazza mi ha fatto notare che, su questo blog, io non sembro per nulla un libro chiuso. Al contrario, sembra che ogni cosa che mi frulla nella testa finisca prima o poi su queste pagine.

E in parte… è vero.

Però, fantasticando con la mente, non mi sono fermato a quelle frasi… ma sono volato ai diari segreti di quando eravamo piccoli. Penso che prima o poi, tutti ne abbiamo tenuto uno in mano.

Magari era di una nostra compagna, di nostra sorella, di una cuginetta… o magari era nostro. Però tutti abbiamo avuto a che fare con quel fascino fanciullesco dell’avere segreti da custodire.

E quel diario, con quello stupidissimo lucchetto che si apriva con una forcina, sembrava poterli proteggere così bene che lo lasciavamo tranquillamente tra i nostri quaderni.

A me da piccolo un diario segreto lo regalarono. Forse lo fecero perché ero invidioso di quello di mia sorella (si sa… si copiano sempre i fratelli più grandi…), forse perché pensavano che l’avrei potuto usare davvero. Chissà.

In realtà su quel diario scrissi solamente una volta. Gli scrissi giusto perché era una novità… e descrissi il pomeriggio in cui ricevetti quel diario. Tutto qui.

Sembra quasi che non avessi segreti da custodire… o che quelle pagine non mi dicessero niente. In realtà, c’è anche da considerare che… siccome sapevo aprire benissimo i diari segreti di mia sorella (che se non ricordo male, furono due…), pensavo che quello era un posto poco sicuro per custodire i miei segreti.

Volando ancora con la mente… mi son messo a ripensare alla vita che si faceva quando si era piccoli. A quei due o tre giocattoli che immancabilmente dovevi portarti dietro quando si usciva di casa (e se non facevi in tempo a prenderli poi li rimpiangevi tutto il pomeriggio…), o a quando, in macchina, la cappelliera dell’auto serviva per far giocare i pupazzini, o al massimo, a starci appoggiati sopra, un po’ scoglionati (è giusto dirlo…), a guardare le auto che ci seguivano.

E poi mi è venuto in mente il gioco del silenzio… quando la maestra alle elementari lo sfruttava per tenerci tutti zitti e potersi allontanare…

E così, capitava anche di andare dietro la lavagna… per sistemarsi il gesso tra le mani. E anche li c’erano i trucchi. C’erano le volte in cui il gesso non l’avevi né nella mano sinistra che nella mano destra perché l’avevi nascosto per bene dietro la lavagna e sfruttavi questo stupido trucco per sembrare invincibile…

Però c’erano anche le volte – terribili – in cui dietro la lavagna ci finivi perché stavi a parlare senza sosta col compagno di banco.

E allora li ti sentivi umiliato… e sarebbe stato molto meglio scomparire che alzarti ed andare li dietro.

Insomma… è stato bello volare a quegli anni, fatti di grandi sogni, di corse infinite con lo zaino più grande di noi sulle spalle e di partite a ricreazione con una palla fatta di carta e scotch.

Immagino che le ragazze abbiano ricordi diversi da raccontare. Perché si sa, loro crescono prima, ma sono anche convinto che… non sanno ciò che si perdono nel crescere un po’ dopo! 🙂

Emanuele

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Ingegnere. Si divide tra lavoro, bicicletta, monociclo e volontariato. Vive in una casa con un ciliegio insieme ad una moglie, tre bimbe e otto pesciolini che non lo aiutano a tenere in ordine.

4 commenti » Scrivi un commento

  1. Beh…però è un pò vero che scrivi quello che ti frulla per la testa :lol:. Meglio che non avere niente da dire o da pensare 😐 😀

  2. Si Tony… che parlo di un po’ di tutto è vero. Però so anche che ci sono tante cose che, al contrario, custodisco gelosamente dentro di me.
    Pensieri, riflessioni, situazioni che… da queste parti non arrivano, o se lo fanno, lo fanno in modo talmente filtrato da essere quasi invisibili. 🙂
    Ciao,
    Emanuele

  3. filtrare i ricordi, far arrivare una sensazione e che si posi nel cuore, aspettando che non faccia male e chiudi gli occhi per paura e poi non senti nulla. aperti o chiusi solo la mente può esserlo, il cuore no, non può. saremmo tutti morti…dentro. un saluto a te amico

  4. Se andassero a leggere i miei diari di quando avevo 16-17anni (ora che non sono più gelosamente custoditi)… poveri loro! 😆

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