Grazie ad un mega-regalo ho potuto vivere l’esperienza di guidare una Ferrari 488 in pista.
Calarsi in quell’abitacolo, impugnare un volante così mitico e cliccare sul pulsante di Start è già un’emozione stupenda ma uscire dai box per fiondarsi tra le curve è stato qualcosa di indimenticabile.
Non starò ad elencare tutte le qualità di un’auto meravigliosa, ciò che però io porto a casa quale esperienza è… la difficoltà di staccare bene.
Esatto. Frenare. Tutti gli appassionati di motori sanno bene quanto vengano elogiate le qualità di «staccatori» di alcuni piloti ma al contempo, finché non si vive quel momento, non se ne coglie il senso.
Frenare è molto più difficile che accelerare. Aumentare la velocità è quasi istintivo: quando vedi strada davanti viene naturale affondare sull’acceleratore e cercare di raggiungere quanto prima la prossima curva.
Capire dove iniziare a fermarsi è qualcosa di completamente diverso. Sia perché la 488 ha dei freni meravigliosi ed un beccheggio inesistente, sia perché a «staccare» non siamo proprio abituati.
Nella guida quotidiana infatti, se non in situazioni di emergenza, non inchiodiamo mai. Non siamo dunque naturalmente abituati a valutare gli spazi di frenata a varie andature.
Ogni giro percorso al volante è stato dunque un’occasione in più per prender confidenza con quel pedale. Di giro in giro è stato sorprendente vedere come l’impianto potesse dare sempre di più. Frenare pochi metri più avanti significa lasciare che l’auto viaggi ad alta velocità per alcuni istanti in più con un effetto diretto sul tempo su giro.
Dato che i tempi non erano l’obiettivo della mia giornata, mi son concentrato proprio sul migliorare costantemente i punti di staccata, andando a cercare e richiedere sempre più potenza all’impianto.
Sfortunatamente ad un certo punto è arrivato il momento di rientrare ai box e purtroppo non ho trovato una via di fuga dal circuito…
Emanuele