“Castelli di rabbia” di Alessandro Baricco.

Il libro finito ieri mi ha un po’ spiazzato. Da un lato c’è Baricco, che ho amato all’inverosimile in Oceano Mare, dall’altro c’è questa storia che non mi ha convinto. Probabilmente proprio per via del confronto interno che non ho saputo abbandonare non sono riuscito a gustarne a pieno la genialità. Perché in effetti la trama non è una stupida storiella ma un intreccio armonioso e complicato di storia (vera! Come, ad esempio, l’elogio all’architetto francese Hector Horeau o il velato richiamo a Mendeleev) e di soggetti fantasiosi dalle vite spesso poco convenzionali.

Copertina di "Castelli di rabbia" di Alessandro Baricco“Castelli di rabbia” narra la vita di alcuni personaggi che ruotano intorno a Quinnipak, luogo forse reale, forse immaginario. Approfondendo un po’, sul web, le motivazioni che hanno spinto Baricco a scrivere questo libro, scopro che – in effetti – non è il suo libro più venduto ma, al contempo, rappresenta quello più aspro e meno “addolcito” o addomesticato per il pubblico. In effetti molti passi presentano una crudezza che non mi aspettavo di trovare e che mi sorprendeva ma che, contemporaneamente, non stona assolutamente.

La trama si dipana in decine di differenti micro-storie collegate tra loro. Dall’amore segreto, forse morto, ma legato eternamente, a quello adultero, nascosto ed indicibile di una donna col suo figliastro, dai racconti di guerra di un soldato superstite, alla geniale follia di un uomo che sentiva – nel mondo – le note invisibili: quelle nascoste tra due tasti consecutivi di un pianoforte.

Personalmente, nella mia testa, Baricco che scrive è identico ad un pianista contorto sul suo strumento che, attraverso gli spasmi del corpo, mostra il coinvolgimento con la musica che riesce a far uscire. I periodi, le pagine dei suoi libri sono giochi artificiosi, un po’ ancorati allo stile classico di un libro, un po’ spumeggianti, come certi capitoli, confezionati giocando tra grandi spazi, decine di puntini persi nel nulla, frasi gettate lì come suoni che arrivano lentamente da un grosso tubo che trasmette segnali da un angolo remoto del pianeta.

Dev’essere così, questa cosa dei figli, pensò Horeau: nascono con dentro quello che nei padri, la vita ha lasciato a metà. Se mai avrò un figlio, pensò Horeau tagliando meticolosamente una sottile fetta di carne in salsa di mirtilli, nascerà pazzo.

Tratto da “Castelli di rabbia” di Alessandro Baricco

Baricco non è pazzo, ma si diverte a fare il compositore di parole (con risultati degni).

Emanuele

11 commenti » Scrivi un commento

  1. La tua ultima frase, secondo me, si adatta perfettamente all’ultimo libro che ha scritto Baricco: “Mr Gwyn”. La storia che racconta è bella ma è molto più affascinante il come la racconta e il come sceglie e usa le parole…; se non l’hai letto, te lo consiglio! Mentre il suo più bel libro, per me, resta “Seta”… (c’è una delicatezza che non ho ritrovato in altri suoi testi). Non so spiegarti esattamente perché ma, leggendolo, c’ho trovato un certo parallelismo con “Neve”…

  2. Ahhh leggi la mail su gmail. PS il post lo sto leggendo solo ora. Però che coincidenza il fatto di aver letto lo stesso autore quasi allo stesso tempo. Io lessi questa storia

    • Anche no, vedrò di leggerlo, in questo momento ho già una pila di sei libri che aspettano i miei occhi. Riguardo “Seta”, leggevo proprio che è il più venduto (apprezzato?) ed “Oceano mare” gli è secondo. In ogni caso se rivedi elementi di “Neve” in quel libro, sicuramente merita attenzione – almeno per i miei gusti.
      Roberto, grazie del consiglio. Non conoscevo “Questa storia”, inserisco anche lui in lista… anzi, visto che siamo in periodo di compleanni (coff coff), li inserisco nella Wishlist, si sa mai. 🙂
      Ciao,
      Emanuele

  3. Tu ne hai solo sei? 😛 e che saranno mai sei, io ne ho 50 ancora da smaltire, potrei anche non comprare libri per un intero anno O.o ma d’altronde, se ogni tanto capito dalle parti della Feltrinelli, che devo fare? Compro e metto in libreria, prima o poi arriverà il momento per leggerne uno dei tanti 🙂

    • Preferisco non creare una coda lunghissima. Altrimenti, personalmente, la cosa non mi aiuta: il “troppo” mi confonde. Sei sono già abbastanza e tra un anno chissà cosa vorrò leggere…
      Ciao,
      Emanuele

  4. Io preferisco poter scegliere, al momento per questo faccio abbastanza scorta. Mi piace girare tra la mia libreria, toccare i bordi sistemarli e capire cosa possa andarmi bene in questo momento.
    Mi starebbero stretti sei libri. Di fondo ho ancora troppo tempo libero, quindi figurati che negli ultimi dieci giorni, ho divorato sette libri.
    Ma comunque a ciascuno il suo 🙂

    • Eh beh cavoli, io fatico. Leggo un’oretta ogni sera quando va bene e quando non ho impegni serali così i prossimi sei libri avranno bisogno del loro tempo. Come hai detto tu: a ciascuno il suo!
      Ciao,
      Emanuele

  5. Questo libro, che una volta finito ti domandi, se Baricco, ti stia prendendo in giro o cosa, e ti lascia con un profondo senso di rabbia.
    Dettò ciò questo libro è un vero e proprio social-book. Lo trovato non so quante volte in giro su tumblr, per non parlare di quante persone lo hanno letto, e di quante ne ho conosciute grazie a questo libro.
    Per quel che mi riguarda lo trovato veramente bello, mi è servito per staccare un po’ la spina dal quotidiano.
    Baricco ha detto: Ho scritto questo libro, perché volevo leggere qualcosa come questo libro, ma non l’ho trovavo, quindi me lo sono scritto da solo”
    A me piacque e anche molto, il signor Rail, Jun il vecchio Anderson… e tutti i personaggi mi sono entrati dentro per sempre 🙂

    • Concordo Roberto, questo libro è molto particolare ed è difficile innamorarsene se messo in confronto ad altri testi di Baricco. Non sono ancora riuscito a capire pienamente cosa stesse cercando l’autore…
      Ciao,
      Emanuele
      PS: “La mutinaaaaa” urlerebbe la mia maestra delle elementari! 😛

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