Questo post leggetelo la sera (anche perché c’è poco da leggere).
C’è da ascoltare e, questa musica, è perfetta la sera, quando tolte le scarpe, liberati dalla tensione del cotone un paio di bottoni della camicia, allentata di qualche centimetro la cintura non vi resta altro da fare che rallentare i ritmi.
C’è silenzio dentro casa. Mettete un pentolino sul fuoco, un po’ d’acqua da lì a poco inizierà a bollire e quattro spaghetti – ordinati su un piatto – sono pronti per finire tra i vapori che salgono lenti.
L’ambiente si riempie di voi, dei ricordi di una lunga giornata che vi ha lasciati felici per qualcosa e perplessi per qualcos’altro. Ecco, ho ancora quello scontrino in tasca, ‘spetta che lo butto…
La musica, la musica vi accompagna. Le casse del vostro impianto stereo seguono i vostri passi, entrano con voi in bagno e assecondano i movimenti – precisi e mnemonici – che impiegate per sciacquarvi mani e volto. Lei, al pari dell’asciugamani, vi accarezza mentre le luci della cucina si riflettono sul bordo del lavello e incontrano il manico scintillante del pentolino.
L’acqua scoppietta, le bolle salgono su vigorose ma non fuoriescono.
A massaggiarvi spalle e orecchie è My Song, canzone imbottigliata nel 1977. A suonarla è Keith Jarrett, un’icona del jazz annata 1945 di cui, in questi giorni, sto sorseggiando l’intera discografia.
La musica – e che musica – ha il potere di rendere magia una semplice cena…
Emanuele
Ma quanto sei prolifico?
Sai che prolifico, senza specificare “di cosa” è molto generico?
Oppure mi attribuisci una produzione in grandi quantità di svariate cose? :worry:
Ciao,
Emanuele
Mi riferivo alla continuità dei tuoi post.
Mi riferisco alla capacità di trovare il modo di raccontare la semplicità di ciò che succede intorno a te.
Sai, mentre ti rispondevo pensavo volessi dirmi “ma quanto sei logorroico?” (che poi, forse, vuoi dirmelo anche e l’uno non esclude l’altro…). Però è che osservo mille cose, le giornate sono sempre piene di miliardi di aspetti e sintetizzare tutto è difficilissimo, così alla fine mi accontento di raccontar qualcosa. A chi rimarrà? Ieri sera mi domandavo proprio questo mentre ero a letto.
Ciao,
Emanuele
PS: “My song” comunque è spettacolare, l’ho ascoltata *troppe* volte in questi giorni…
PPS: grazie comunque. 🙂
Rimarrà soltanto alla voglia di raccontarti a te stesso. Io ho a volte troppo pudore nel raccontare le piccole cose di ogni giorno, le reputo fin troppo inutili, mentre tu comunque sai metterle in ordine tra le righe di questo blog.
Sai darne forma, e continuità.
Si, anche a me, e come non potrebbe, piace Keith Jarret. Ho un suo disco nell’iphone da tipo sei mesi.
E tu ascolta Sufjan Stevens, quel pezzo che ho messo oggi su Buzz. Merita un ascolto. L’ho messo lì proprio per questo, lo stavo ascoltando su itunes e ho pensato che sarebbe stato un peccato non farlo conoscere ad altri, compreso te.
Sai, io sono convinto che esistano cose più importanti e cose meno importanti nella vita, così – è vero – esistono anche quelle futili. Però fanno ugualmente parte di noi, un po’ come i piccoli piaceri di Amelie Poulain. Cose invisibili che ti godi pienamente solo quando racconti a te stesso, quando non le lasci passare oltre. Quando da invisibili le rendi visibili.
La continuità viene solo dal fatto che questo blog è un piccolo hobby in fin dei conti…
Ciao,
Emanuele
PS: il pezzo l’ho sentito e m’è piaciuto, forse meriterebbe anche che mi mettessi a cercare qualche disco… me ne consigli qualcuno in particolare?
Ne sono convinto di quello che dici.
Io per il momento ho ascoltato soltanto due suoi dischi, All delighted people, che poi sarebbe l’ultimo, e Come on Feel the Illinoise.
Vado a pescarli sul fiume… 🙂
Ciao,
Emanuele