Pietre di scarto.

Stanotte ho letto un libro. L’ho letto alle sei del mattino. L’ho letto tutto, dall’inizio alla fine.

72 pagine di riflessioni di Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta negli anni ’80.

Ho letto tutto d’un fiato perché dovevo distrarmi ma… non riuscivo a parlare.

Ho visto un uomo andarsene. Ho visto i medici gridarmi “esci esci esci!” come se si stesse scatenando l’inferno. Ho sentito gridare “ragazzi? Ragazzi? Abbiamo un arresto!!!” e poi vedere tutto lo staff del reparto di terapia intensiva correre verso la stanza. Verso il letto accanto alla sedia in cui provavo a dormire.

Da li è stato tutto un po’ inutile un po’ tragico. Da fuori la porta sentivo “scarica!!! Più adrenalina, più adrenalina…” e poi “continua il massaggio, continua il massaggio…”.

Dopo una mezz’oretta, mentre li continuavano con tutti i tentativi possibili, esce un medico. Mi trova in piedi appoggiato ad un muro. Cercavo già di dare meno fastidio possibile tanto che se avessi potuto sarei diventato parte della parete ma evidentemente non bastava. La situazione era tragica tanto da invitarmi ad uscire fuori.

Così fuori che nel buio delle 5 del mattino mi son trovato tra le auto dell’ospedale, a girovagare in cerca della moglie di quel malato insieme ad un infermiere: si era allontanata giusto 10 minuti per sistemare meglio la macchina in cui dormivano le figlie dopo una notte terribile.

Sono stato parte delle ultime ore di quell’uomo. L’ho aiutato durante la notte, insieme alla moglie e un medico a sistemarsi meglio, a spostarsi da una poltroncina in cui cercava sollievo all’assenza di sonno e d’aria, al letto. Ho offerto la mia sedia a sdraio alla signora, una donna visibilmente distrutta da una lotta che probabilmente andava avanti da troppi mesi.

Ho ancora in mente gli occhi di quest’uomo sulla quarantina. Azzurri, tondi, dolci. Ho in mente i suoi capelli rasati, forse per via delle ore di chemio. Ho in mente la bocca aperta quando è collassato mentre il medico mi gridava “esci, esci, esci!”.

E’ stata una strana notte. Ho visto le figlie tornare insieme alla madre. Sono entrate piangendo, probabilmente erano riusciti a contattarle per telefono visto che l’auto chissà dov’era posteggiata.

Non riuscivo a parlare. La signora passandomi davanti a gran velocità mi stampa gli occhi addosso e facendo roteare nervosamente due dita escalama “è morto!?” cercando in me una risposta.

“No, è ancora dentro, entri di la…”. Non sapevo cosa fosse più giusto dire.

La porta si chiude alle loro spalle e pochi secondi dopo sento i pianti aumentare così tanto che quella saletta vuota in cui mi trovavo sembrava una cassa armonica e la porta una semplice membrana da far vibrare.

Avevo freddo, scappando dalla stanza avevo lasciato coperta e tutto.

Come può morire un uomo a quest’età, con due figlie poco più piccole di me.

Un polmone in meno per via di un tumore. Un cuore che viveva in tachicardia perenne.

Come può questa “pietra di scarto” di cui parla Don Tonino, essere parte del rinnovo della società di cui auspica una rivincita.

Quando sono tornato nella stanza mancava il letto ed io non ho più avuto il coraggio di provare a dormire. Avevo bisogno di silenzio.

Quel silenzio che adesso quell’uomo che riposa donerà alla sua famiglia.

Emanuele

PS: a casa ho detto che quell’uomo è stato spostato di stanza, meglio evitare di aggiungere altre paure a chi in questi giorni ne ha già così tante da non dormir bene la notte. Sarei voluto tornare all’università stamattina ma, alle 9, avevo la testa che mi stava esplodendo. Ho dormito fino adesso e credo proprio che stanotte eviterò di tornare a dare una mano. Non dormo a casa da venerdì, mi sono isolato dal mondo e inizio a sentire fisicamente il peso di questi giorni.

3 commenti » Scrivi un commento

  1. Pazzesco veramente , che brutta esperienza , che cosa orribile … una persona tanto giovane poi con una famiglia … allucinante

  2. ciao, mi son venuti i lacrimoni leggendo.. mi sono ricordata di quando ho letteralmente raccolto l’ultimo respiro di mio nonno, protesa sul suo letto in ospedale.. lui non era cosciente, ma ricordo di aver sentito nettamente il RUMORE del suo ultimo respiro.. più forte e più lungo degli altri.. poi più nulla. 😥
    Scusa la tristezza del commento..
    un abbraccio e in bocca al lupo al papà!
    Daniela

    • Ehi, mi dispiace per tuo nonno. La vita è fatta anche delle malattie e della morte… spesso tendiamo a dimenticarlo, ci immergiamo così tanto nelle giornate che non facciamo più caso a ciò che in realtà è la vita dell’uomo.
      Rallentare aiuta a capire.
      Grazie per l’abbraccio e crepi il lupo…
      Emanuele

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