Gli olandesi son soliti dire che Amsterdam è fatta da «un metro d’acqua, un metro di terra e un metro di biciclette». Probabilmente – aggiungo io – sono molto conservativi.
Non ero mai stato ad Amsterdam ma ne avevo sempre ascoltato il mito raccontato da amici o conoscenti che, specie nell’età della maturità facevano un salto da queste parti alla ricerca del paradiso terrestre.
Effettivamente di italiani in giro ne ho incrociati un po’ e l’età media si abbassava visibilmente nella zona del Red Light district ma nonostante ciò ho scoperto che Amsterdam è molto molto più bella di quel che mi era stato raccontato.
Il suo centro quasi privo di auto regala degli angoli di silenzio cui non siamo più abituati. Lo scampanellio dei ciclisti (infastiditi dai turisti), le campane di una chiesa, il motore di una barca. Suoni nascosti dal frastuono nelle nostre città.
I parcheggi carissimi mi hanno invogliato a lasciare l’auto in un silos “park & ride” fuori città: prezzo del parcheggio 1€ per tutto il giorno se prendi i mezzi pubblici per entrare. Personalmente ho preferito il tram alla metro per godere ancor di più della bellezza di queste terre emerse artificialmente.
Le nostre città dovrebbero avere il coraggio di osare, se ne parla da tempo ma tutto continua ad esser rimandato da stupide manovre pseudo-ecologiche (chi ha i soldi paga ed entra nelle ZTL).
E’ questione di cultura, è vero, ma Amsterdam è un ottimo riferimento per tante altre metropoli in quanto:
- non è piccola, quindi spostarsi in bicicletta non è sempre agevole
- non è una città calda o poco piovosa, quindi chi va in bici d’inverno deve equipaggiarsi
- non è una città moderna dalle strade larghe, quindi fare le ciclabili ruba obbligatoriamente spazio ad altro.
Insomma, le classiche scuse per cui dalle nostre parti ci si convince che la bici non possa funzionare, qui sono totalmente ignorate.
Quale sarà la prima città italiana ad avventurarsi in scelte simili?
Emanuele
Oh, ma serve andare ad Amsterdam per accorgersi che si possono usare le biciclette?
Una volta ci andavi a lavoro in bici, da quanto non lo fai più?
Hai ragione. Amsterdam mi è servita a ricordarmi che devo tornare ad impegnarmi di più. Concedimi però che per quanto noi singoli possiamo fare la nostra servono politiche orientate a risolvere seriamente certi problemi educando la massa alle nuove possibilità. A tal proposito mi viene in mente il fenomeno dei monopattini elettrici: la società sembra apprezzarli, stavano esplodendo. I Comuni invece di incentivare e cavalcare questo spunto (modaiolo ma comunque ecologista) hanno pensato bene di fermare il tutto in attesa di regolamenti.
Ciao,
Emanuele
Mica li hanno fermati per fare un dispetto alla gente, ma perché erano evidentemente pericolosi. Pericolosi per i pedoni quando vanno sui marciapiedi (vanno piuttosto veloci), e pericolosi per loro quando sono sulla strada.
Evidentemente nelle altre nazioni hanno tutti maggior senso dell’equilibrio. Mia sorella lo usa quotidianamente per andare al lavoro e nessuno pensa che debba smettere. Piuttosto, perché i Comuni non coglievano la palla al balzo per proporre nuove “piste ciclopedonali” dato il rinnovato interesse verso la micromobilità?
Ciao,
Emanuele