I giapponesi si liberano degli oggetti inutili per ritrovare il senso delle cose.

Minimalismo giapponese

“Sono diventato un minimalista per consentire alle cose che mi piacciono davvero di emergere fino alla superficie della mia vita. […] In occidente completare uno spazio significa metterci qualcosa dentro”, commenta Naoki Numahata, 41 anni, scrittore freelance. “Tuttavia, con le cerimonie del tè o con lo zen, le cose sono lasciate incomplete di proposito, così sarà l’immaginazione delle persone a rendere quello spazio completo”.

Sembra – non lo sapevo ma mi sembra credibile – che tra i discepoli di questa filosofia si annoveri anche Steve Jobs. Liberarsi dal superfluo è un bel modo per riuscire ad accogliere quel che reputiamo importante e per rivalutare il significato del possesso.

Emanuele

3 commenti » Scrivi un commento

  1. Lo scorso anno ho letto “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo. Amo gli oggetti, mi piacciono le novità in ogni ambito, libri, casa, musica eccetera, non sono un’accumulatrice seriale, ma certamente di cose ne posseggo un bel po’. Vivo in un appartamento piccolo con un musicista e una giovane universitaria un po’ zingara (non ho cambiato “coinquilini” ;)…) che sono come o anche peggio di me. Ho sempre cercaro di fare ordine, ma ogni volta mi ritrovavo punto e a capo. Con il metodo spiegato nel libro ho capito come fare una volta per tutte, molti angoli dimenticati della mia casa si sono “rallegrati” di fronte al mio intervento, altri presto si rallegreranno. Mi rendo conto che dove sono intervenuta seguendo il suo metodo, spendo pochissimo tempo per pulire e comunque la cosa contagia anche altri campi della vita. E dentro resta la domanda fondamentale: “Di chi o di cosa mi voglio circondare? Chi o cosa mi regala emozioni che voglio tenere?” E’ un bell’esercizio per lo spirito e per la mente.
    Non credo sarò mai una minimalista, e poi non mi piacciono gli estremi. Non sono per il troppo o il troppo poco, sono per “quello che fa star bene me e chi mi circonda”. La via tracciata dai giapponesi resta comunque una via molto interessante, ecologista, purificatrice degli spazi e soprattutto dei pensieri. Da provare sicuramente. Buon sabato.
    Ciao, robi

  2. Io tendo ad essere un accumulatore. Il fatto è che non so mai quando una cosa, un libro, un cacciavite mi torneranno utili. E per esperienza so che torneranno ad esserlo in un momento di “bisogno”. Quindi evito di buttare via cose. Quello che faccio è acquistare solo cose che mi danno una utilità oltre l’immediato …

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