Compostaggio.

L’ultimo giorno di lavoro dell’anno guardi i minuti con un fare diverso. Li conti. Ne mancano trenta, ne mancano venti, ne mancano cinque. Ad un tratto ti ritrovi fuori, con le spalle all’edificio, coi passi che bramano l’auto per il freddo e un brivido ti attraversa ogni parte del corpo senza distinzioni. Non per il freddo però, non questa volta. Il brivido lo avverti per tutto ciò che quell’edificio significa. L’ultimo giorno di lavoro dell’anno avresti tantissime cose da dire e invece ti ritrovi, abbracciato in un cappotto, con una strana voglia di silenzio. Come se tutto quel che senti, quelle parole, quel freddo, quei sorrisi, quelle strette di mano, quell’incredibile agglomerato di emozioni che vorticosamente trattieni debbano esser cullate ancora per un po’ dentro te, lasciandole invisibili a chi – andando di fretta – attraversa la tua strada coi fari accesi. Sensazioni che avran bisogno di un nuovo anno per esser smaltite.

Emanuele

5 commenti » Scrivi un commento

  1. E’ tempo di resoconti per l’anno che è stato, ed è bello pensare a quanta strada si è fatta. Che si è in cammino, e che si è sulla strada.

  2. Mi sono persa un pezzo (ho riaperto ieri il blog) dove lavori? E visto che ci sono, in super ritardo Auguri, spero tu abbia passato bene il Natale!

    • Lavoro sulla luna: pettino i crateri durante il giorno e li riempio di borotalco la sera così che la gente – guardando quel satellite – possa trovarlo sempre d’un bianco candido.
      Tanti auguri anche a te,
      Emanuele

    • E’ molto, molto di più del piccolo principe. E poi i crateri vanno pettinati con rigore, che te la immagini la luna che sembra una stracciatella?
      Ciao,
      Emanuele

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