Cinguettare.

Luca decise che quella ragazza così misteriosa, doveva essere più di un paio di occhi sfuggenti nella sua vita. Scese dalla Vespa, bloccò lo sterzo e contemporaneamente sfilò le chiavi con una rapidità che solo l’abitudine poteva regalargli. Fece due passi veloci e disinvolti e, andandole incontro, la fissò come un’aquila che ha inquadrato la sua preda.
Elena, intanto, aveva ripreso la sua strada verso il portone. Le due buste, belle piene, le rendevano difficile il cammino per via del peso ma, fin da piccola, era stata abituata a far tutto da se, così non pensò minimamente di fermarsi.
Pochi istanti dopo però, avvertì dei passi decisi provenire da dietro e tutt’un tratto sentì: “Posso?”. Non aveva chiaro chi fosse e dovette girarsi per capire.
Luca era un ragazzo molto atletico, aveva passato l’infanzia giocando a pallone. Era sempre allegro e quella allegria, adesso, era tutta concentrata in un sorriso che infondeva sicurezza. La timidezza di Elena venne fuori immediatamente, fece una smorfia col viso ma non seppe dire nulla tanto che per un attimo si creò un silenzio tale che avrebbe preferito scomparire dentro quel maglioncino a collo alto. Luca si fece avanti “ti accompagno al portone, abito qui…” e contemporaneamente afferrò una busta dalla mano di Elena che, silenziosamente, allentò la presa.
Le mancavano spesso le parole di bocca e il più delle volte si rendeva conto di quante cose avrebbe potuto dire quando era già troppo tardi. Brutta cosa la timidezza pensò. Rimase in silenzio e si accorse degli uccellini che quel giorno cantavano come non aveva mai notato prima. “Che bella giornata, lo senti come cinguettano?” esclamò tutt’un tratto, impaziente di rompere quel silenzio che la stava agitando. Nello stesso istante si chiese però che razza di domanda fosse.
Luca sorrise nuovamente e, continuando a camminare, rispose che era sempre così in quel periodo. Pochi passi dopo si ritrovarono di fronte al portone.
L’ingresso del palazzo era ben curato. Il portoncino, in legno dipinto con una tonalità di verde molto chiara, aveva una vecchia cassetta della posta attaccata al centro. La posta veniva smistata dal portiere, ogni mattina, sotto l’uscio di ogni appartamento.
Elena tentò di anticipare Luca ma l’abitudine con cui entrava e usciva giornalmente da quel portone non potevano essere paragonati, così fu lui ad infilare la chiave nella serratura. Un piccolo gioco con il polso e poi, click. Il portone, spinto dalla sua mano, si aprì fino a bloccarsi.
“Prego!”. Elena sentendo la decisione di quell’invito fece un veloce scatto in avanti, superando la soglia di oltre sessanta centimetri, poi, come segno di riconoscenza, si spostò sulla sinistra lasciando entrare Luca che fece chiudere il portoncino alle sue spalle.
“Grazie, io abito qui” disse Elena indicando una porta a pian terreno. Fu la seconda volta che uscì qualche parola dalla sua bocca e questo, Luca, lo memorizzò come si memorizza la propria data di nascita. Si era accorto del suo imbarazzo ma fece il possibile per rompere quel ghiaccio. “Ok, prego… comunque il mio nome è Luca, il tuo?”.
Elena era già intenta a litigare con la serratura della sua porta e sentendo quella domanda si voltò rimanendo con una mano attaccata alla chiave.
Lui, intanto, la fissava negli occhi tanto che dovette fare un attimo di riflessione per capire a quale domanda dovesse rispondere. Dopo un breve istante di confusione, riuscì finalmente a pronunciare sommessamente una risposta: “Elena! Mi chiamo Elena e sono nuova di qui… piacere.”.
Nel frattempo con l’altra mano era riuscita ad aprire la porta, così afferrò le buste ai suoi piedi e andò per entrare. Sapeva che prima fosse scomparsa dietro quella porta, prima sarebbe finita la tortura di un imbarazzo che, fin da piccola, non aveva mai amato. Luca, fortunatamente, indietreggiò e la congedò “Ah, piacere! Ci vediamo!”. Pochi istanti dopo, afferrando il poggiamano, partì energicamente per la prima rampa di scale.
La porta si chiuse e Luca memorizzò quel rumore.

Oggi pomeriggio dopo pranzo avevo mezz’ora di relax prima di rimettermi a studiare. Potevo dormire… però avevo voglia di scrivere questa cosa da un paio di giorni. Ecco, forse era meglio se dormivo. 😐

Ah, visto che inizia a farsi lunga… per non perdervi, ecco il primo e il secondo pezzo (wow, si sta facendo lungo… :-P).

Emanuele

PS: inizio ad aver chiaro cosa vorrei raccontare! 🙂

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Ingegnere. Si divide tra lavoro, bicicletta, monociclo e volontariato. Vive in una casa con un ciliegio insieme ad una moglie, tre bimbe e otto pesciolini che non lo aiutano a tenere in ordine.

14 commenti » Scrivi un commento

    • Ma davvero vi piace? E’ tutto perfetto? Vi ringrazio per i complimenti ma mi credete che vorrei sentire qualche critica in qualcosa? Se non so cosa non piace verrà difficile migliorare. A dirvi la verità, ad esempio, non mi piace moltissimo in questo pezzo l’eccessivo ripetersi dei costrutti “Luca blablabla” e successivamente “Elena blablabla”. Ho provato ad allungarli un po’ intervallandoli con altro ma mi son reso conto che era una scena molto descrittiva tra due personaggi e veniva difficile far capire di chi si parlasse senza usare i nomi… :worry:
      Ciao,
      Emanuele

  1. ricordati sempre, che l’unica trilogia è quella di guerre stellari XD
    p.s. carino dai.
    p.s.s se fai meno di seicento pagine non l’ho compro mica :joy:

  2. effettivamente qualche parte potrebbe saltare per rendere più scorrevole il discorso e si potrebbero anche usare alcuni strataggemmi per evitare il ripetersi di luca ed elena..
    per gusto personale poi non mi pioace molto quando si eccede nelle descrizioni mentre si potrebbe fare parlare di più i personaggi…
    dovresti capire anche se tutto il racconto lo vuoi mantenere in terza persona…personalmente mi diverte di più quando c’è un personaggio che parla in prima persona e si guarda tutto tramite i suoi occhi..magari ti verrebbe più facile identificandoti con il personaggio…ciao ciao..buona continuazione..
    p.s. se vuoi posso apportare alcune modifiche nel testo e poi farti vedere

    • Ehi… grazie per il commento. Di che stratagemmi parli? Qualche esempio se utile a capire fallo pure! 🙂
      Riguardo alle descrizioni, è vero… però non so, io amo immaginare i luoghi, le sensazioni, il colore del campanello e il profumo dell’aria. Certe cose nei libri quando non appaiono mi danno quasi fastidio perché “mi tocca immaginarle da solo” e penso sempre che ognuno a quel punto avrà un’idea diversa di ciò che è il messaggio che l’autore vuol far passare. Non che in questo caso sia andato diversamente (è logico che Elena e Luca ognuno li avrà in testa in maniera diversa) però buh, almeno all’inizio è giusto dare “carattere alle cose”.
      Riguardo alla scelta della persona, è un dubbio che ho proprio da quando ho scritto questo post. Scrivere in prima persona è impegnativo e comporta delle rinunce durante la descrizione (ad esempio non posso scambiare la prima persona tra Luca ed Elena ogni 3×2, altrimenti si fa confusione…).
      Infine, l’identificarmi nei personaggi è una cosa che cerco di evitare il più possibile (anche se ho paura di riuscirci ben poco). Raccontare una storia originale è difficile se si tenta di assecondare, puntualmente, ciò che “noi” faremmo in certe situazioni. E’ più bello dare un tono e un carattere tutto loro. Certo… è difficile, perché comunque quando si scrive vengono sempre fuori parole che arrivano da dentro ma… ci si prova! 🙂
      Grazie per il commento,
      Emanuele

  3. potresti fare entrare in scena un secondo ragazzo i triangoli sono sempre elettrizzanti :timid:

    • Beh si, in futuro qualche altro personaggio dovrà entrare in scena… è ovvio che non possa rimanere un gioco con due personaggi! 🙂
      Ciao,
      Emanuele

  4. A me sembra ben scritto, soltanto leggendolo mi da l’impressione di cadenzare continuamente le frasi, che spesso vengono interrotte dalle sensazioni del protagonista, e forse questo toglie un pò di fluidità.
    Mi piace il tuo gusto per le storie semplici.

  5. Si Mao, come dicevo, ci sono certe frasi che secondo me rendevano il discorso un po’ troppo meccanico. Dovrò lavorarci su… ma d’altronde si migliora proprio con esperimenti simili! 🙂
    Grazie dei consigli e mi fa piacere che ti piaccia!
    Ciao,
    Emanuele
    PS: mi hai regalato un sorriso a 36 denti! Non l’avevo visto… spettacolare! Riuscirò mai ad organizzare una cosa simile agli scout? :joy:
    Io quasi quasi quest’anno la metto nel canzoniere… 🙄

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