E’ una farfalla che muore sbattendo le ali.

Oggi è stata una giornata pesantissima. Post stupidi a parte, ho passato 16 ore con i libri davanti.

Prima all’università, poi da un professore che mi sta aiutando da alcune settimane, infine da un amico che mi aiuta a ripetere. Non mi sto risparmiando ma, dalla stanchezza, a tratti, avevo un senso di nausea incredibile.

Però non voglio ricordare questo. La cosa buffa di stasera è che mi sono accorto che quando canto sulla Vespa una canzone può durare molto più del tempo cui dura in realtà.

Per 10 minuti interi ho cantato “Ti amo” di Umberto Tozzi (che poi perché m’è venuta in mente? Ci sarebbe da filosofeggiarne per altri 5 post almeno credo) mentre la Vespa, con quella luce tonda davanti, sfrecciava verso casa a 100km l’ora (95 per la precisione, che 100 li tocca solo in discesa in un sottopassaggio…).

E quel testo si trasformava con frasi che non erano mai state pensate, scritte o cantate. Alcune, rivedendole, si accorciavano, altre si univano.

Che poi la farfalla che muore sbattendo le ali, estrapolata dal contesto, è una frase bellissima. Immagino la ribellione estrema di quell’essere che vorrebbe resistere alla fine cui è destinato. Mi sa di un gesto pieno di grinta, decisione e probabilmente incazzatura.

Ora però, dammi il sonno di un bambino che “ta”, sogna, cavalli e si gira… (che muoio dal sonno!).

Buona notte,

Emanuele

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