Il funambolo cinese…

La vita nell’aria le mancava crudelmente. Aveva di nuovo sete di vertigine, di brividi, di conquista. Pensava solo a tornare funambola. […] Voleva tendere una fune da una montagna all’altra nel cuore delle Alpi giapponesi. […] Munita del suo bilanciere, per più di un’ora e mezza Neve si esibì a picco sul suolo, pian piano avvicinandosi al versante opposto della montagna. Sotto, trattenevano il fiato. Un passo falso ed era morte certa. Ma la giovane donna, padroneggiando perfettamente la sua arte, avanzava inesorabilmente. Passo dopo passo. Soffio dopo soffio. Silenzio dopo silenzio. Di vertigine in vertigine. Non inciampò mai. […] Fu il filo che si ruppe.

Tratto da “Neve” di Maxence Fermine.

Alcune storie nascondono al loro interno un qualcosa di magico.

Ovviamente non posso che augurarmi che la sua impresa abbia un esito diverso. Sebbene un “pazzo, statti fermo” gli spetti di diritto.

Emanuele

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