Alcuni mesi fa io e mia moglie fummo invitati a cena da un siriano. I suoi figli, fuggiti da una terra in piena crisi umanitaria, prima di imbarcarsi come tanti disperati trovarono sollievo in Egitto. Per attraversare questo mare maledetto il più piccolo dei due trascorse una settimana su un barcone mentre il più grande ben diciassette giorni (al punto che si pensò al peggio).
A cena eravamo in cinque e la tavola era ricca di piatti tipici preparati con tale cura che mi venne da pensare che la nostra concezione di ospitalità andrebbe rivista. E’ chiaro che non si possono chiudere gli occhi, il mondo per ora è costellato di atti di violenza, ma non si deve cadere nel tranello per cui si crede che lo straniero sia qualcuno da tenere a distanza.
Questo blog oggi compie quattordici anni. Iniziai a scrivere che il fenomeno blog, in Italia, non era nemmeno arrivato.
Negli anni ho rinnovato e mantenuto questo spazio perché è un luogo aperto. Perché non è sottoposto a censure o controlli. Perché supporta linguaggi e protocolli open. Perché non ci sono dietro dinamiche di mercato o analisi dei grandi numeri svilenti e asfissianti. Perché chiunque, passando da qui, possa sentirsi a casa senza schedature e frontiere.
Quattordici anni di testimonianza del web che vorrei. Che i blogger, ormai, sono gente di frontiera.
Emanuele
Ben lieto di esserlo (di frontiera).
Ciao Manu!
Auguri Ema! E che frontiera sia !!!
[ho sempre amato l’immagine del cowboy nelle praterie del web]