Un bacio appassionato.

Stasera sono andato all’ultimo incontro del cineforum dell’ArciRagazzi. Nei prossimi giorni ci vedremo per organizzare qualcosa da presentare alla mostra del 7 Settembre…

Locandina del film ‘Un bacio appassionato’Detto questo… andiamo al film. E devo dire: che film!

Un bacio appassionato è la storia d’amore tra due ragazzi di etnie diverse.

Questa volta la famiglia viene analizzata sotto un altro punto di vista… e per questo nel percorso di questo cineforum, è risultato un film molto interessante.

Un musulmano che si innamora di una ragazza occidentale.

Ma non è la religione in sé ad essere il problema, piuttosto la differenza culturale, l’attaccamento alle tradizioni e le usanze da rispettare.

Sono queste le pretese della famiglia… ed è qui che si attorciglierà tutto il dilemma di questi due ragazzi.

E’ vero, i tempi sono cambiati e i figli sono sempre più liberi di dire fare e disfare per la propria vita. Siamo nell’epoca dell’indipendenza – per certi versi – precoce, e così l’autorità dei genitori viene messa sempre più spesso in secondo piano. Non è così per tutti però. Esistono realtà in cui ci si trova ancora a vivere schemi mentali e obblighi nei confronti della società molto forti.

E non serve arrivare ai musulmani per accorgersene. Senza andare tanto distante, da noi è spesso poco accettato un matrimonio tra ceti o colori della pelle diversi.

Non continuo questo argomento in quanto penso che chi mi conosce ha chiara la mia posizione: non credo che l’Amore sia qualcosa vincolato ad una razza, un colore, una etnia o un ceto sociale.

Andare contro la propria famiglia… e vedere la propria famiglia come “non totalmente perfetta” è qualcosa che difficilmente ci riesce ed anche nel film si evincerà questo – comunissimo – aspetto. Sia per l’affetto che nutriamo, sia per il senso di gratitudine verso coloro che ci hanno educati… è difficile parlar male della propria famiglia. La vera grandezza risulta però nel comprendere i limiti di persone che – non per loro volontà – hanno vissuto un’epoca un pizzico diversa dalla nostra. E così vanno compresi ma non sempre giustificati

Un altro aspetto che è nato è quello del “proprio futuro”. Spesso i nostri genitori tendono a proiettare su di noi tutte le loro aspettative, ma non necessariamente per loro frustrazioni quanto per una innata voglia di proteggerci.

Ci pianificano il futuro “mio figlio diventerà medico…” e – un tempo – anche i matrimoni “sposerà la figlia del farmacista…”. Così quello che per il resto del mondo è una cosa incerta, per noi diventa qualcosa di scontato e scritto. Una cosa solamente da percorrere.

“Lo amerai tra 3 mesi?” lo chiede la sorella di Casim (il ragazzo pachistano) a Rosin (la ragazza occidentale). La sua risposta è un bel “non lo so, chi può saperlo?” che però non è una ammissione di superficialità. E’ semplicemente un modo di vivere diversamente il proprio futuro. Nessuno l’ha scritto per lei… è lei che può costruirselo.

E’ lei che infatti dirà a Casim che con la volontà si possono superare tutte le difficoltà. Ed è pure lei che gli fa notare che ormai si capiscono al volo su tutto…

Mi è piaciuto questo film… mi ha regalato tanti nuovi spunti di riflessione e quest’ultimo è quello che mi ha incuriosito di più.

E’ giusto che il futuro sia incerto nella misura in cui noi vogliamo scoprirlo costruendolo responsabilmente.

E’ una cosa che ho la fortuna di possedere, ma mi rendo conto che per molti non è così…

Sogni d’oro,

Emanuele

PS: non lo consiglio ai bambini per via di alcune scene un po’ troppo accese.

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Ingegnere. Si divide tra lavoro, bicicletta, monociclo e volontariato. Vive in una casa con un ciliegio insieme ad una moglie, tre bimbe e otto pesciolini che non lo aiutano a tenere in ordine.

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