A Viareggio ero stato qualche anno fa per una cena di lavoro. Era inverno e l’unica cosa che ricordo di quel veloce passaggio è il buon pesce che mangiai. Questo mese però, prima che le donne della famiglia partissero per la Sicilia, abbiamo trascorso una settimana lì tutti insieme.

L’anno scorso avevamo organizzato una settimana a Marina di Pisa, poco più giù, ma personalmente ho apprezzato molto di più il lungomare di Viareggio e l’aspetto ridente e vacanziero della cittadina.



Il mare – perdonatemi toscani – non è indimenticabile ma è encomiabile la capacità di sfruttarne la costa. Questo però è un tema complesso e delicato sul quale da anni l’Europa vorrebbe facessimo un po’ di ordine.
Riconosco che i «bagni» abbiano un valore: le strutture del secolo scorso riportano immediatamente alla mente le vacanze da cartolina che molti film italiani ci hanno raccontato ed i servizi disponibili rendono la permanenza semplice e piacevole. Al contempo rimango molto critico per le modalità poco eque di assegnazione delle licenze e per il fatto che, come la montagna, il mare non andrebbe privatizzato. Dalla ruota panoramica di Viareggio si vede una lunga distesa di bagni e individuare la spiaggia libera è un’impresa che ogni anno fa la fortuna di pochi eletti.
Emanuele
Ho vissuto da quelle parti per 15 anni, e so benissimo di cosa parli. Poi, per noi siciliani abituati alle sterminate distese di spiagge libere a perdita d’occhio, è una cosa ancora più difficile da capire e da accettare. Il problema di Marina di Pisa è che tante spiagge sono a “ciottoli” invece che sabbia, ma ci si può fare l’abitudine. I residenti comunque si spostano più a sud. La spiaggia di Calafuria, ad esempio, è un vero spettacolo (gratuito, almeno all’epoca in cui ero lì) anche se un po’ difficile da raggiungere. Però alla fine, per parafrasare quello che diceva Pozzetto nel Ragazzo di Campagna, il mare è sempre il mare.