Siamo portati a credere che il tracciamento sia utile solo alla pubblicità che verrà mostrata sui social network o che ci insegue durante la nostra navigazione.
In realtà, il limite alla fantasia è quasi inesistente ed è molto alto il rischio di ritrovarci catapultati in distopie aggressive, pericolose e limitanti della libertà personale.
Questo è un problema molto vasto di soluzionismo tecnologico molto in voga nell’industria della tecnologia che porta a credere che la tecnologia possa risolvere tutti i nostri problemi invece di spingerci a riflettere di cosa abbiamo bisogno per avere una società equa e imparziale e quale sia il ruolo della tecnologia se ne esiste uno.
Per questo genere di problemi non esistono mezze misure: finché i dati verranno raccolti qualcuno sarà interessato ad usarli. Nel 2011 i browser provarono ad inserire il “Do-Not Track”, un sistema che doveva informare il sito visitato circa la nostra volontà a non essere tracciati. La storia ci ha insegnato che è rimasto un sistema ignorato sia dai piccoli siti che dai grandi portali: Google, Facebook o Twitter non rispettano il DNT.
L’unico metodo per evitare tutto ciò è favorire tecnologie che abbiano rispetto del nostro spazio vitale e che non colgano ogni occasione per analizzare le nostre abitudini. L’industria porta a credere che sia inevitabile semplicemente per proteggere il proprio mercato.
Emanuele
