«Uccidiamo la gente basandoci sui metadati».

Venti anni fa la gente la si incontrava al bar, si chiacchierava una mattinata intera e al massimo lo sapeva il barista. Oggi le nostre comunicazioni sono per lo più digitali e siamo tutti continuamente schedati e catalogati. Ha senso sottostare ad un regime simile? In nome di cosa?

Perché ogni volta che io e te ci scriviamo dobbiamo far sapere a terzi che ci stiamo sentendo? Perché dobbiamo comunicare per quanto tempo e a che ora siamo soliti farlo? Perché dobbiamo comunicargli la posizione quando scriviamo? Perché quest’informazione deve rimanere un record a disposizione di analisi future da parte di vari privati?

In un mondo in cui le nostre comunicazioni sono sempre più digitali avere cura e rispetto della privacy è un dovere (cit.).

I metadati dicono praticamente tutto riguardo la vita di qualcuno. Se hai sufficienti metadati, non hai neanche bisogno dei contenuti. […] Uccidiamo la gente basandoci sui metadati.

Stewart Baker – NSA General Counsel

Nell’Ottobre 2016, la società che sviluppa Signal ricevette un’ordine da parte di un giudice americano affinché consegnasse i dati in loro possesso per un determinato utente.

Open Whisper Systems, l’azienda in questione, fu in grado di comunicare:

  • la data di registrazione
  • la data di ultima connessione

Nient’altro. Esattamente come il barista di venti anni fa.

Software rispettosi della nostra privacy evidentemente esistono e la distanza che ci separa da essi è semplicemente il tempo necessario ad installarli e consigliarli.

Emanuele

PS: ecco il link per Signal su iOS o Signal su Android, così non hai più scuse.

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