Dove navigo sono affari miei.

Ridurre la dispersione dei miei dati personali non passa solo dalla mail. Da circa un anno infatti anche il mio browser e la mia homepage sono cambiate.

Immaginate di dover partire e di aver scelto il treno come mezzo per il vostro viaggio.

Di treni però ne esistono di due tipi, uno con un bel vetro, forte e sicuro che vi permette di guardare fuori e un altro – con un vetro altrettanto forte e sicuro – che aggiunge delle telecamere che registrano continuamente dove vanno i vostri occhi.

Qual è il vantaggio per voi nell’usare un treno che vi registra? La risposta è: nessuno. Durante il viaggio vedrete le stesse identiche cose.

Un browser analogamente dovrebbe essere uno strumento semplicissimo: una finestra per accedere al web. Negli ultimi anni e in alcuni casi però si è trasformato in strumento di analisi delle preferenze.

Google ha costruito Chrome con quella finalità. Anni fa si rese conto che il browser è la finestra del mondo: vendere vetri speciali era un’occasione per monitorare la navigazione direttamente nel suo punto d’accesso.

Il mio browser principale è Firefox ma su macOS utilizzo anche anche Safari (che però trovo meno personalizzabile). Entrambi, per ragioni diverse [1], hanno cura della nostra privacy.

Se per qualche ragione ho bisogno di WebKit (il motore di rendering che sta dietro Chrome) utilizzo Brave. La sua interfaccia è identica a quella di Chrome ma è assente la telemetria installata da Google utile ad analizzare ogni movimento: quali siti visitate, quali parole avete digitato (ma poi avete cancellato!) sulla barra di ricerca, quando avete aperto il browser, qual è l’utente Google associato al browser e così via. [2]

Infine, Brave integra al suo interno un browser Tor, uno strumento che permette un livello di anonimato estremamente elevato se utilizzato a dovere.

Ai browser associo di solito un paio di estensioni per limitare le occasioni di tracking effettuate tramite js, immagini e cookie:

  1. uBlock Origin (molto più performante del più noto AdBlock)
  2. Decentralayes, un tool che senza necessità di alcuna configurazione evita il tracking da parte delle grandi CDN e incidentalmente velocizza la navigazione

Se per trasferire la propria posta serve dell’impegno, direi che cambiare browser si può fare in pochi istanti.

Riprendiamoci i nostri dati.

Emanuele

[1] Il primo è un progetto opensource, il secondo è made by Apple ma quest’ultima da un po’ di anni sta facendo del rispetto della privacy uno dei punti di forza del suo ecosistema. Non è perfetta ma ha fatto ottimi progressi nel tempo.

[2] Inoltre Brave è un browser innovativo perché è parte di un progetto che tenta di rivoluzionare l’advertising sul web eliminando intermediari e centralizzazione.

12 commenti » Scrivi un commento

    • Concordo, anche Vivaldi è un ottimo browser. Opera l’ho trovato poco performante, gli ho dato più occasioni nel tempo ma alla fine l’ho sempre scartato. Non so se nelle ultime versioni sia migliorato.
      Ciao,
      Emanuele

      • In alcune cose (render CSS & simili) Opera si comporta in maniera più simile a Google Chrome rispetto a Vivaldi (sia beta che normale). Un amico che fa sviluppo web alla fine ha preferito assestarsi su Opera come default.

        Brave ultimamente ha leggermente cambiato il browser e alcune sue condizioni di utilizzo, motivo per cui fino a che non ho il tempo di studiarlo meglio lo sto solo aggiornando e non usando.

  1. Visto l’argomento, vorrei lasciare un piccolo link per far capire quanti nostri dati possiede google: https://myactivity.google.com
    Tutti i siti visitati da chrome, sono elencati in ordine cronologico.
    Tutti i video visti su youtube, sono elencati in ordine cronologico.
    Quando apri maps e guardi un’area, ti dice sempre in ordine cronologico “hai visualizzato un’area vicino a xxx (nome quartiere)”
    Trovi pure gli audio che lo smartphone android registra e invia ai server google. Ogni volta che dici “ok google”. Però ci sono miei audio dove dico semplicemente “ok”. Ed è una parola detta spesso…. Inoltre, registra pure i 3-4 secondi prima che tu dica “ok google”. E come fa a sapere quando lo stai per dire? Deduco che il microfono sia attivo sempre. In ogni istante della giornata. E lo smartphone è quindi una cimice, registrando ogni cosa tu dici. Anche quando sei dal tuo avvocato. Anche quando parli “liberamente” col tuo partner di cose personali.

    E no, non mi fiderei neanche di apple, anche se vuole far passare l’immagine di “attenta alla privacy”. Anche se, effettivamente, il loro businness è un altro rispetto a google.

    • Si Matteo, è come dici… Android – e ora Alexa e gli altri assistenti personali che tanto rilievo hanno avuto questo Natale all’interno degli spot sulla merceologia tecnologica – sono delle cimici fatte e finite.
      Non per nulla troverai porzioni di web dedicate all’oscuramento della videocamera integrata e alla disattivazione del microfono.

      Su Apple, sino ad ora, tenderei a fidarmi. Anche a loro vengono fatte le pulci e tutte le scelte pian piano implementate sono nell’ottica di una maggior tutela del proprio cliente.

      Questo non vuol dire che dobbiamo berci tutto, o che non sia stato particolarmente triste nel vedere morire Windows Phone che, per molti versi, poteva essere il cuneo in un duopolio che non fa bene alla comunicazione interpersonale.

    • Ciao Matteo, la notizia è relativamente vecchia. Ero a conoscenza dell’accaduto e Brave ha anche rimosso il redirect per affiliazione. In ogni caso il problema è molto simile al parametro clientid che ogni browser inserisce nei risultati di ricerca. Concordo con te che si possono cercare ulteriori alternative: personalmente preferisco quelle open e finché (ahimé) Mozilla non esplode, Firefox rimarrà il mio browser principale.
      Ciao,
      Emanuele

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