Quando fu abbattuto il muro di Berlino, nel 1989, esistevano solo 15 muri, oggi sono 70. I muri servono a mostrare alle popolazioni che il governo sta facendo qualcosa, ma all’atto pratico non servono a nulla se non a generare morti e nuovi metodi di migrazione.
«Fammi vedere un muro di 10 metri e ti farò vedere una scala di 11 metri» ripetono spesso gli agenti di sicurezza.
Un bel video della Thomson Reuters Foundation tradotto e adattato da Internazionale.
Emanuele
Ciao Manu, che bella coincidenza. Ho scelto per Natale come canzone per la mia classe “Ninna nanna di pace” e una delle strofe dice così :”Ninna nanna di pace per chi oggi tende le mani/ oltre il muro sperando che qualcuno giochi con lui/ basta solo aspettare domani/ e quel muro vedrai svanirà/…”
Può trattarsi di un muro vero o simbolico, ma visto che sono in quinta stiamo imparando ad osservare sia questi che quelli. In questo periodo poi con Trump ne hanno sentito parlare parecchio per cui, nonostante i muri fisici siano molto difficili da concepire per i bambini, alcuni di loro cominciano ad averne coscienza. Io ci provo…Buon dicembre! robi
Ciao Robi, che bello il mestiere dell’insegnante. Io del mio lavoro fatico a parlare, trovo difficile individuare argomenti interessanti da raccontare. Al massimo mi concentro sui luoghi che, grazie ad esso, visito. Insegnare è diverso. E’ nobile al punto che parlarne è bello, fa bene, arrichisce chi ascolta e da speranza per il futuro. Dalle tue parole immagino i tuoi bambini e rivedo mio nipote, la difficoltà di immaginare *ragionamenti complessi e contorti* che solo gli adulti hanno il coraggio di portare avanti. Vai a spiegare ad un bambino perché, secondo certi adulti, è necessario costruire muri e al contempo dire che quegli adulti si dichiarano contrari al razzismo. Bei controsensi difficili da inquadrare.
Ciao,
Emanuele
Sì è un bellissimo lavoro, bistrattato, deriso, non capito, invisibile…Mi innamoro di ciò che il mio lavoro mi permette di fare e di chi mi permette di incontrare ogni giorno di più, ma non dimentico le mille cose che mi fanno faticare, imprecare, esplodere. Vorrei dire tantissime cose, ma sono così stanca che non ci riesco. Una cosa però la voglio dire: non amavo il mio lavoro inizialmente perchè erano troppe le aspettative e le richieste. Ho imparato a scegliere e a creare. In questo c’è stata la svolta tra il volerlo mollare e innamorarmene. Ciao, Manu!