La carta del cioccolato scricchiola. Elena la osserva, giornalmente, attraverso il vetro per alcuni minuti, prima di correre verso casa al ritorno dal corso serale di musica, con la cartelletta che rimbalzerà incessantemente sulla sua schiena fino all’uscio di casa. Quel giovane venditore incarta cioccolato, da anni, con la stessa solerzia che si pone quando si prepara un bimbo al suo battesimo. La vetrata che separa i ciottoli della strada dal negozio si appanna col fiato caldo che, involontariamente, Elena lascia fuoriuscire dalla bocca e dall’interno le luci del locale si infrangono su quell’alone ritornando colori confusi.
Così, il venditore di cioccolato, alle 7 e 50 di ogni pomeriggio, non può far altro che immaginare la vita che scorre lì fuori. Così, la dolce fanciulla, non potrà mai incrociarne lo sguardo.
Emanuele
Finisce così? Speravo si incontrassero 🙂
Si può avere un mondo nel cuore e non saperlo esprimere con le parole! Certe volte inizi a scrivere e poi, semplicemente, ti blocchi.
E così non vidi mai la fine di questo pezzo… e chi lo sa che non sia meglio così.
Ciao,
Emanuele
E’ un bellissimo scritto anche senza finale 🙂 ogni lettore può immaginarsi la fine che preferisce 😉
Entra? Si incontrano? Oppure va via due centesimi di secondo prima che lui va lì a tentar di spannare il vetro?
Ciao,
Emanuele
L’ultima frase ha un retrogusto di solitudine, forse più per il venditore che per la bambina 🙂 per questo io spero che si incontrino, magari non oggi, magari un giorno 🙂
E se fosse il cioccolato a completare quel venditore? D’altronde ne aveva la stessa cura che si ha con un bambino… perché credere necessariamente che fosse la fanciulla qualcosa di cui non fare a meno?
(Bello però, stiamo parlando di due che non esistono: ah il potere delle parole… e della birra di stasera!).
Ciao,
Emanuele
Io che amo il cioccolato in tutte le sue forme potrei essere d’accordo con te, ma mi pare di percepire che il venditore abbia bisogno, in generale, di un contatto umano, non della fanciulla in sè 🙂
Da cosa lo credi?
Ciao,
Emanuele
Forse quando scrivi che il venditore “non può fare altro che immaginare la vita lì fuori”. Non so, mi sembra che, per quanto non lo voglia ammettere, lui speri che qualcuno entri e si accorga di lui 🙂
E’ una sensazione “a pelle” 🙂
Saresti una brava psicologa (di storie che non esistono).
Ciao,
Emanuele
dov’è il pulsante “mi piace”? 🙂
Argh, sei facebook-addicted! Maledetta! 😛
Ciao,
Emanuele
hihihihihihihihihi! lo sapevo che avresti detto così,l’ho scritto apposta!! 😀
Argh maledetta… ma ormai siete tutti lì e sembra che chi sta fuori è quasi un appestato! Vedi di non farti contagiare dalla massa anche tu! Think different! 🙂
Ciao,
Emanuele